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Politica
Da Virginia Raggi a Lega, Forza Italia e Pd: classe dirigente cercasi

Donna Virginia Raggi va difesa dalla persecuzione giudiziaria, qualora ci fosse, e bisogna occuparsi dei suoi presunti amanti, ma solo in punta di penna e con ironia, come ha fatto, ieri, Vittorio Feltri, che ha subito attacchi, bipartisan, sproporzionati. La Sindaca è, tuttavia, inadeguata, non solo per governare Roma ma anche Velletri : in sette mesi, i romani non hanno ascoltato da lei un progetto, un'intervista, che mostrasse competenza su qualcosa.

Nella capitale, dopo le faide interne, le stesse, anzi peggiori rispetto a quelle, che caratterizzavano l'attività dei vecchi e odiati partiti, i grillini hanno scelto la candidata meno preparata. E, dopo la vittoria elettorale, sono scattate, nel M5S, ripicche, dossier, espulsioni, spiate a Grillo. E le accuse più sciocche, in un clima di terrore, sono diventate incandescenti. E si persevera negli errori, proponendo, come futuro premier, don Gigino Di Maio, napoletano, debole nei congiuntivi, che è stato definito "un gagà sorridente, ma che cova minacce e prepotenze".

Il pasticciaccio brutto del Campidoglio pentastellato ha dissolto la conclamata, ma tutt'altro che dimostrata, estraneità dei grillini  agli aspri e deteriori metodi di lotta tra le correnti per la conquista delle posizioni più ambite, ai vertici del movimento e delle istituzioni.
Se Sparta piange, Atene, cioè il PD, non ride. Sono stati documentati dai media gli errori, le omissioni, i favoritismi, la superficialità, l'impreparazione di tanti dirigenti e ministri democrat.

Il titolare del Welfare, Poletti, è stato persino citato come pessimo  governante, nella tragica lettera di addio alla vita, vergata da un trentenne, stampata mercoledì da Libero. E a Napoli è esplosa "Listopoli" : il partito di Renzi, alle amministrative, ha candidato delle persone, tra cui una ragazza disabile, a loro insaputa. Un giornale campano ha ribattezzato il PD "partito defunto". E don Antonio Bassolino ha urlato : " "Rischiamo di sparire !".

Neppure Lega e Forza Italia possono contare su grandi capi, in grado di non far rimpiangere i declinanti Berlusconi e Bossi, con il segretario del Carroccio, Salvini, contestato da Maroni e dal vecchio senatùr.
Insomma, la politica, a Roma e nelle regioni, non riesce più  a selezionare dei dirigenti capaci,  competenti, onesti, in grado di arrestare la crescente sfiducia dei cittadini nelle istituzioni. Soltanto la buona politica potrebbe bloccare l'anti-politica.

Ma, spesso, si ha l'impressione che proprio gli attuali capi nazionali e i capetti locali blocchino il rinnovamento, in quanto si preoccupano soltanto di riscuotere i voti, delegando la gestione ai vecchi notabili e ai giovani, e mediocri, presunti "rifondatori".
Il vuoto, desolante, si avverte, soprattutto, nella sinistra, dove Renzi non è stato in grado di passare dagli impegni, verbali e via Twitter, sulla rottamazione ai fatti. A Matteo, forse, sarebbe bastato rileggere l'intervista di 36 anni fa, rilasciata a Scalfari da Enrico Berlinguer, sulla "questione morale" : "Quando si chiedono sacrifici alla gente, occorre un grande consenso, una grande capacità di colpire gli esosi e intollerabili privilegi".
Distacco dalle esigenze concrete dei cittadini, interruzione di ogni rapporto con il mondo della cultura, con i settori produttivi, con la società civile, insediamento sociale debole, cooptazione, nei partiti, non dei bravi, ma dei più fedeli, da inserire nei primi posti delle liste bloccate.
Questi aspetti, deteriori, che hanno caratterizzato le stagioni politiche precedenti, non sono stati archiviati dai protagonisti della nuova (?) fase, succeduti ai tecnici, i Monti, le Fornero, che hanno fallito.
I rimedi ? "In politica-spiega il rettore della Bocconi, prof.Verona-occorre dimostrare anche la passione e lo slancio nobile del "servitore civile". La selezione, nei partiti, non può prescindere dalle competenze. Non significa rivolgersi solo ai tecnici. Ma scegliere, tra chi ha passione ed è motivato, i migliori".
Lo scadimento dei politici, che non riguarda solo il bel Paese (si pensi alla profonda crisi dei socialisti e dei centristi, in Francia), ha raggiunto, nel Mezzogiorno, livelli scoraggianti, contribuendo alla discesa delle regioni del Sud alle condizioni degli anni 50. Sappiamo che, a livello nazionale, contano i rapporti di forza, non facili da modificare o da attenuare. Di qui a nulla, però, ce ne corre. E i politici del Sud dovrebbero, finalmente, farsene un problema.

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