Politica
Pd, Stefano: "Non è più riformista". Il senatore lascia e consegna la tessera

Stefano (Pd): "Sodalizio con un civismo opaco e di convenienza"
Duro colpo per Letta alla vigilia delle elezioni
Il senatore del Pd Dario Stefano, presidente della commissione per le Politiche Ue di Palazzo Madama, annuncia su Facebook la decisione di non candidarsi con il Partito democratico alle prossime elezioni parlamentari e di consegnare al segretario Letta la tessera. "Lo stesso segretario - prosegue Stefano - che, solo qualche mese fa, mi ha chiesto di rimuovere la mia auto sospensione dal Pd, pur avendo condiviso appieno le ragioni che avevano portato a quella scelta". "La mia - sottolinea - e' una decisione sofferta, determinata da una serie di errori di valutazione che il Pd sta continuando a inanellare. Errori, sia tattici, sia di strategia politica, che rischiano di compromettere i risultati di un intenso lavoro svolto per tutta la legislatura senza soste, e mirato ad arginare, in primis, gli effetti della crisi pandemica ed economica, ma anche una deriva populista e antieuropeista pericolosa per l'Italia e per le prossime generazioni". "Questi errori, ormai sedimentati - continua il senatore -, stanno generando un distacco fatale da quell'anima riformista, progressista e plurale di cui il Pd e l'Italia, tutta, hanno impellente necessita'".
"Il segretario del Pd a Roma e qualcun altro in Puglia - evidenzia -, scientemente, perseguono l'obiettivo di sacrificare proprio quest'anima del partito, pure cosi' importante. Peraltro, e' lo stesso partito che nel giro di poche ore fa, ha sacrificato l'agenda Draghi per un indistinto programma generalista". "In un momento in cui e' piu' che mai necessario dimostrare coraggio e avere chiarezza per affrontare e arginare sovranismi e populismi, nella mia regione, la Puglia, il Pd sta invece instaurando un sodalizio con un civismo opaco e di convenienza, in una pura logica di 'scambio di voti', negoziando postazioni istituzionali e luoghi di potere, con cui personalmente non ho ragione di condividere nulla. Men che meno mortificare principi e convincimenti a cui sono stato educato e su cui ho ispirato e costruito la mia vita, privata e pubblica", scrive ancora Stefano. "Per queste ragioni - conclude -, non vedrete scritto il mio nome sulle schede elettorali sopra o accanto al simbolo del Partito democratico".