Decadenza Cav, la Giunta si divide. Su Affari lo scontro Stèfano-relatore

Si avvicina il giorno del giudizio e i componenti della Giunta per le elezioni del Senato si preparano allo scontro a colpi di cavilli e di interpretazioni giuridiche. L'oggetto del contendere è la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore su cui la Giunta dovrà esprimersi dal 9 settembre in poi. Nello specifico lo scontro verte sulla possibilità o meno che l'organo parlamentare possa rinviare la legge Severino alla Corte Costituzionale per motivi di legittimità. Dario Stèfano, presidente della Giunta del Senato, intervistato da Affarialiani.it, sbarra la strada a questa ipotesi: "Il 2 luglio scorso la Giunta si è autodeterminata a non essere deputata a ricorrere alla Consulta. Ora è impossibile immaginare che possa smentire se stessa a distanza di soli due mesi". L'esponente di Sel spiega che sui tempi del voto sulla decadenza di Berlusconi "dipenderà dalla proposta dei relatori e dal calendario della Giunta che verrà stabilito nella riunione dell'ufficio di presidenza di domani 4 settembre".
Di parere diverso il relatore e membro della commissione Andrea Augello, che sempre ad Affaritaliani.it, spiega: "Credo che il presidente Stèfano intenda dire che il 2 luglio la Giunta non ha escluso di poter ricorrere alla Corte costituzionale in assoluto. Anche perché non avrebbe potuto farlo, visto che i poteri della Giunta sono stabiliti dalla Costituzione. Inoltre secondo una sentenza della Consulta e di una della Corte dei diritti dell'uomo è incontrovertibilmente certo che la Giunta sia un organo giurisdizionale quando discute della verifica dei poteri”.
“Stèfano - prosegue il senatore del Pdl - sostiene correttamente che il 2 luglio la Giunta ha deciso in quel particolare contesto di non ricorrere alla Consulta. Ovvero nella fase preliminare dell'esame di un ricorso fatto da alcuni cittadini contro il Porcellum che ci chiedevano di dichiararlo incostituzionale. In quel caso la Giunta avrebbe dovuto mettere tutto il Senato in procedura di contestazione e avrebbe creato moltissimi problemi, non ultimo quello del conflitto d'interessi. Oltre a questo il Porcellum era già sotto giudizio da parte della Corte Costituzionale. Certamente – ammette Agello - la pronuncia del 2 luglio apre una questione: se le Giunte di Camera e Senato siano abilitate nella fase preliminare a ricorrere alla Consulta o se ci debba essere la procedura di contestazione".
Su quello che accadrà il 9 settembre, l’ex sottosegretario spiega che "se il 9 settembre il relatore, o un membro della Giunta, chiedesse preliminarmente una pregiudiziale sul ricorso costituzionale, dovrebbe capovolgere l'orientamento espresso il 2 luglio, se invece questa richiesta avvenisse nella parte di contestazione, che è la fase in cui si contesta l'elezione del sentore, la pronuncia del 2 luglio non sarebbe di nessun ostacolo. Quindi nessuno al mondo, nella fase di contestazione, potrebbe sostenere che la Giunta non ha poteri giurisdizionali perché non si può pensare di contraddire la Corte dei diritti dell'uomo e la Consulta".
Intanto il Cavaliere sta studiando le mosse da fare. Sul campo rimane la richiesta di grazia come ribadisce, con una dichiarazione ad Affaritaliani.it, il suo avvocato Franco Coppi: "Per il momento non è stato deciso niente. E' tutto sul tavolo, ma non c'è alcun orientamento. L'ipotesi della richiesta di grazia al capo dello Stato resta comunque in campo". In merito alle voci dell'insistenza dei figli per un atto di clemenza, il legale nicchia: "Non ne ho parlato con loro. Il presidente Berlusconi sta valutando con serietà la situazione".
Di Daniele Riosa e Alberto Maggi