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Politica
Decreto Rilancio, “bene l’ecobonus al 110% ma sul turismo non ci siamo”

Il classico assalto alla diligenza ma fuori stagione. Il decreto Rilancio dal valore di 55 miliardi, infatti, equivale quasi a due manovre economiche. Solo che anticipate all’estate, anziché all’autunno. E con la mole dei suoi 266 articoli è approdato in commissione Bilancio alla Camera. Con in dote proposte di modifica che viaggiano tra le 8mila e le 10 mila. Un mare magnum di emendamenti da scremare che, però, per Antonio Zennaro, deputato del gruppo Misto ed esponente della neonata componente Popolo Protagonista - Alternativa, “è nelle cose”. Nel senso che, spiega al telefono ad Affaritaliani.it, “è un provvedimento monstre che tocca al suo interno tantissimi settori economici e categorie”. Secondo Zennaro, che è membro della commissione Bilancio, quindi, “è normale che le diverse sensibilità presenti in Parlamento avanzino le proprie proposte”.

C’è qualche settore nello specifico che secondo lei rimane penalizzato?
Sul turismo ancora non ci siamo.

Si spieghi.
Il bonus turismo è insoddisfacente. Andrebbe rivisto un po’ tutto il meccanismo proprio per riuscire a favorire gli operatori turistici che sono stati i più penalizzati e che ancora soffriranno gli effetti della pandemia. Bisogna fare di più, però, anche per aiutare i comuni delle zone rosse, al Nord come al Sud. Non a caso ho presentato un emendamento ad hoc. Ma c’è pure un altro mondo da sostenere concretamente.

Quale?
La famiglia. Per questo, insieme ai colleghi del gruppo Misto ci siamo concentrati su tale fronte. Abbiamo accolto le proposte lanciate dal Forum della famiglia. Le modifiche che abbiamo proposto vanno tutte nella direzione di allargare i contributi, estendere i congedi parentali e il Rem. Un po’ come ha fatto la Germania che nei giorni scorsi ha presentato una mini-manovra proprio incentrata sul sostegno alle famiglie con figli.

Più luci o più ombre in questo decreto?
Di sicuro è positiva l’estensione dell’ecobonus al 110 per cento. Forse è la misura migliore contenuta in tutto il provvedimento. Lo stesso allargamento della platea dei beneficiari alle seconde case e ad alcune attività commerciali mi vede favorevole.

Sulle agevolazioni per il settore auto la maggioranza va in ordine sparso. Quale dovrebbe essere il punto di caduta?
L’automotive per me è un settore che va aiutato senza distinzioni tra il comparto green e quello tradizionale. E la ragione è molto semplice: parliamo di un settore strategico per l’intero Paese. Non solo, ma non possiamo dimenticare tutto l’indotto legato a questo comparto. Nel mio collegio, in Abruzzo, tanto per fare un esempio, il crollo di vendite delle auto ha toccato quota -94 per cento durante il lockdown. Con un impatto sul Pil che viaggia tra l’8 per cento e il 10, se si considera pure l’indotto.

Il convitato di pietra del decreto rimane la sanità. E’ vero che le risorse sono quelle che sono. Ma a maggior ragione bisognerebbe aprire le porte al Mes. E invece è in corso un derby tra favorevoli e contrari. Come se ne esce?
Serve che la maggioranza di governo trovi un’intesa. Non si va da nessuna parte se ci si affida agli orientamenti e desiderata dei singoli.

Ma lei è favorevole all’impiego del Fondo salva-Stati?
Ritengo che tutte le iniziative in campo, dal Recovery fund al fondo Sure, passando per il Mes, debbano essere vagliate complessivamente e molto attentamente, considerando i pro e contro dei singoli strumenti. Bisogna chiarirsi le idee su come e dove impiegare queste risorse. Il mio auspicio è che siano tutte orientate a una spesa per gli investimenti. E’ quello che serve al Paese per ripartire e tornare a crescere.

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