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Politica
Dopo la Cassazione è tornata la Dc. E questa volta sembra per davvero

A distanza di un quarto di secolo dalla fine della Democrazia cristiana la Cassazione sembra aver scritto la parola fine sulla diatriba tra eredi, su che fosse titolato a tenerne il marchio. La “balena bianca”, che ha governato l’Italia per quasi mezzo secolo, può tornare. Ma è tornata davvero? 

Dopo infiniti conflitti, imitazioni ed evocazioni il 12 ottobre scorso si è tenuta l’assemblea costituente per farla rinascere. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Raffaele Cerenza, avvocato, originario di San Giorgio a Cremano ma che vive a Roma, formazione di base dai Padri Scolopi, che negli anni ha seguito le vicende legali e ne è tra i rifondatori.

 

Torna la Dc, ma davvero? Ma quante democrazia cristiane siete ormai?

“Di Dc c’è ne è una sola, la nostra, quella vera, in base alla sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione che tutti richiamano ma poi… nessuno ha la titolarità per farla quella Dc lì, tranne che gli iscritti del 1993. La Dc è stata riattivata con l’assemblea costituente del 12 ottobre scorso. Sono stati convocati mediante convocazione su Gazzetta ufficiale tutti gli iscritti del 1993, coloro che potevano provare l’iscrizione a mezzo di tabulati e della domanda fatta al tempo”.

 

E a questa assemblea c’erano gli iscritti della Dc del 1993?

“Si, solo quelli sono gli unici titolari”.

 

E chi sono?

“Duecento persone circa erano presenti in carne e ossa, più altri che hanno mandato le deleghe”.

 

E le altre Dc? Quella di Rotondi e degli altri che fine fanno? Si sono opposte?

“Visto che siamo nel giusto nessuno ha fatto ricorso”

 

Ma all’assemblea c’era un notaio, qualcuno che certificasse queste presenze?

“E’ stato fatto un verbale, c’era la commissione verifica poteri che accertava l’identità di ogni socio, se avesse le credenziali del 1993 per poter esprimere il voto”.

 

E che rispondete agli altri che dicono ‘no, la vera Democrazia cristiana siamo noi’?

“Che non sono la Democrazia cristiana. Sono delle associazioni, le quali hanno legalmente l’inibizione dall’uso del nome e del simbolo o non hanno legittimità. In alcuni casi sono anche fondatori di altri partiti e in base allo statuto della Dc se davi vita ad altri partiti non potervi più dichiararti della Dc. Le stesse Udc e Cdu non hanno titolo. E’ stato riconosciuto dalle sentenze che queste forze politiche non sono la continuazione della Dc. Anche Rotondi ha la Democrazia Cristiana per le autonomie che è un’altra cosa. Conosco bene la situazione, ho partecipato a tutte le cause”.

 

Ma,scusi, che senso ha oggi la Democrazia Cristiana? Il mondo è completamente stravolto rispetto a quell’epoca lì….

“Il nostro Paese ha bisogno di forze di centro che facciano davvero politica e non nascano sull’onda di emozioni o di false emozioni e proteste”.

 

Ma che senso ha, scusi, siamo nel 2020?

“Ha senso. La politica dovrebbe fare da filtro e proteggere i cittadini di fronte ai grandi potentati economici. Bisogna avere forze politiche che stiano a fianco ai cittadini, con un programma politico che guardi almeno sui 20 anni. Ci vuole una maggior mediazione tra i cittadini e i grandi potentati economici che ci sono nella nostra società. Azione che nessuno esercita”.

 

In una società in cui non c’è più neanche il muro di Berlino, tutto è interconnesso e veloce, superficiale e che cambia continuamente ad un ritmo iperuranico, che senso ha parlare di una forza politica ormai di ‘un’altra era geologica’?

“Lei mi insegna che le forze politiche sono in divenire rispetto alla società. Ci possono essere nuovi mezzi e un diverso modo di sentire ma i valori restano e quelli vanno preservati e tutelati rispetto a un generale degrado di tutto. Non è vero che le ideologie sono morte, non esistono più, vanno riviste ed adeguate al mondo attuale. Non posso fare la Dc di 40 e 50 anni ma i valori restano”.

 

Allora succede un miracolo e la sua Dc va al governo e lei diventa presidente del Consiglio: quale è la prima cosa che fa?

“Ah, grazie, grazie… tante cose ma la prima è tutelare i giovani e la ricerca. La ricerca è lo sviluppo di domani. I primi provvedimenti dovrebbero essere economici a favore della ricerca e dei ricercatori. Non ha senso che formiamo migliaia di giovani per poi mandarli all’estero perché non abbiamo le strutture e i fondi per tenerli. Poi fare una politica fiscale più equa. E’ impensabile che lo Stato abbia una tassazione così elevata senza poi ridare ai cittadini. Bisogna avere uno sguardo sul medio, lungo periodo, non si può fare politica del giorno per giorno. Io la mattina mi alzo, sento il sondaggio e dico questo. Ne sento un altro e dico il contrario”.

 

Posso anche seguirla nel suo discorso. Ma molti leader dipendono dai sondaggi perché pensano che la loro vita politica duri l’arco del nulla. Quindi sono condizionati da ogni soffio di vento. E’ in questo senso che è cambiato il mondo…

“Per noi c’è un personalismo estremo. La forza politica non può essere ancorata ai nomi dei singoli leader, deve avere una sua continuità. Mettono il nome del singolo leader sulla lista ma questo è sbagliatissimo perché la forza politica muore con loro”.

 

Ma mettono i nomi perché sono personaggi e sanno che le massesanno poco di politica. Già nonsapevano niente con la prima Repubblicanon si interessavanofiguriamoci oggi. Con il caos mediatico di fondo sanno ancora meno e si interessano ancora meno o in modo superficiale

“Dobbiamo farlo capire agli italiani. Devono riappropriarsi della politica, delle scelte che si fanno”.

 

E lei pensa che realmente gli italiani abbiano un’interesse di questo tipo per la politica?

“Io mi auguro e penso di si. Ci sono stati 20, 30 anni di totale abbandono. L’italiano sta crescendo in un completo marasma, in una confusione generale. Perché i giovani non si avvicinano strutturalmente alla politica? Perché dicono ‘sono tutti ladri’. Ma sono ladri perché consentiamo ai ladri di comandare e di fare la politica. Se i cittadini si sentissero partecipi della politica sarebbe diverso. Non si può delegare, tanto più ai ladri, e poi lamentarsi. Nessuno è stupido ma il cittadino va fatto crescere nella partecipazione alla cosa pubblica. E’ questa la nostra funzione pubblica in termini di valori. Anche il militante comunista, che è un mondo distante dal mio, aveva una sua etica, un suo ideale, un suo fine. Oggi non c’è più questo. Ognuno sta nella propria casa, col proprio computer, come quelli dei 5 Stelle e pensa in qualche modo di decidere”. 

 

Posso anche essere d’accordo con lei. Ma quali sono gli strumenti per invertire questa tendenza? Mi sembra che la società in modo vertiginoso vada in tutt’altra direzione...

“Dobbiamo cercare di mettere un seme e farlo attecchire per andare dall’altra parte. Chi ha uno spirito di servizio e di idealità ora sa che ha un partito aperto a loro, fatto per lavorare in questi termini diversi. La Dc è tornata”.

 

Ecco l’organigramma di base dell’attuale Dc 

Segretario politico Franco De Simoni, 

Segretario amministrativo Raffaele Cerenza, 

Coordinatore nazionale Antonio Ciccarelli, 

Portavoce Armando Manocchia.

 

Armando Manocchia: "Soltanto ispirandoci alla Costituzione Italiana e alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, e cioè, ai valori universali della solidarietà e della giustizia sociale possiamo rendere un servizio a questo meraviglioso Paese che dalle macerie del dopoguerra grazie alla Democrazia Cristiana, il Partito che ha partecipato alla Costituente ed ha contribuito a scrivere la Carta Costituzionale e che ha portato la democrazia in Italia e grazie ad essa è arrivato ad essere una delle prime potenze economiche mondiali. E’ proprio l’assenza di un partito portatore sano di questi valori che ha portato l’Italia sull’orlo del baratro da punto di vista economico e alla deriva etica e morale dal punto di vista valoriale."

 

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