Dopo lo scontro con D’Alema, Lotti, gli invidiosi non si guardano - Affaritaliani.it

Politica

Dopo lo scontro con D’Alema, Lotti, gli invidiosi non si guardano

Odio, invidia, rabbia. Sarebbero alla base, a parere del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti, delle accuse rivolte  dall’ ex premier Massimo D’Alema al presidente del  Consiglio Matteo Renzi: “Pensi a governare invece di andare in giro a fare comizi”.

Se, in termini di tecnica della comunicazione, Massimo D’Alema, nell’annunciare il suo no al referendum costituzionale, ha scelto la tecnica dell’accusare, Lotti ha replicato anch’egli accusando, un po’ meno genericamente di quanto fatto da D’Alema ma forse eccessivamente (troppa carne al fuoco), facendo un lungo elenco di quanto fa Renzi in due giorni, portando a compimento quanto non avrebbe realizzato D’Alema: “Ieri ha visto 100 sindaci e incontrato i banchieri del Veneto, oggi parlerà di industria 4.0, visiterà il Cottolengo, si occuperà di aziende dell'aerospazio”.

Più che attaccare, Lotti avrebbe potuto minimizzare. Sempre che sia vero che una causa del fronte del no è l’invidia, vale la regola di Enzo Biagi: “Gli italiani perdonano tutto meno il successo”. Vale anche, sempre in termini del minimizzare, che gli invidiosi non si guardano. Si ricordi l’etimologia della parola invidia: guardare male, guardare contro ecc. ecc.

Ernesto Vergani