Emilia, Salvini si metta il cuore in pace... Bonaccini perde? Governo avanti
Elezioni Emilia Romagna: le valutazioni in Pd e M5S sul dopo-voto del 26 gennaio. Inside
Tanto che tuonò che non piovve. E' la frase che in molti potrebbero utilizzare lunedì 27 gennaio, all'indomani delle elezioni regionali, se Lucia Borgonzoni e il Centrodestra a trazione leghista dovessero vincere anche in Emilia Romagna, visto che il successo di Jole Santelli in Calabria appare molto probabile. Fonti ai massimi livelli del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle assicurano ad Affaritaliani.it che in qualunque caso, anche con una clamorosa sconfitta di Stefano Bonaccini, non ci saranno ripercussioni sul governo nazionale. Al Nazareno sono comunque fiduciosi e sperano che alla fine l'ex Regione rossa non passi nella mani della destra sovranista, ma nelle riunioni tra il segretario Nicola Zingaretti, il vice-segretario Andrea Orlando e i due capigruppo Andrea Marcucci e Graziano Delrio sono stati vagliati tutti gli scenari, compreso quello di una vittoria di Borgonzoni.
Nessuno, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, ha preso in considerazione l'ipotesi di staccare la spina all'esecutivo Conte e di correre alle elezioni politiche anticipate. Certamente nel Pd sanno che dalla Lega e da Fratelli d'Italia arriverebbe un pressing politico e mediatico fortissimo, come era stato dopo le Regionali in Umbria, ma al tempo stesso sono anche convinti che dopo qualche settimana tutto verrà dimenticato. Nessuno ha voglia di votare, è il leit motiv che arriva dai vertici dem, anche perché sia la situazione internazionale sia quella interna richiedono stabilità.
La guerra in Libia, le tensioni Iran-Usa, la crisi in Siria e in Iraq - solo per fare qualche esempio - spingono a mantenere sangue freddo e non lasciarsi andare a colpi di testa. Sul piano economico c'è poi tutta la questione ancora aperta dell'allargamento della platea dei beneficiari del taglio del cuneo fiscale, mossa con la quale il Pd è convinto di poter recuperare nei sondaggi, senza dimenticare la questione giustizia/prescrizione da risolvere e la legge elettorale proporzionale con sbarramento al 5% che ha appena iniziato il suo iter in Parlamento.
Anche dal M5S arriva la rassicurazione che nulla cambierà dopo il 26 gennaio. Semmai il pericolo viene dalle continue defezioni tra i pentastellati, di oggi la notizia dell'uscita del senatore Luigi Di Marzio, ma si tratta di un fronte indipendente dall'esito della sfida elettorale tra Borgonzoni e Bonaccini. C'è poi Italia Viva, che sulla prescrizione ha deciso di schierarsi con le opposizioni, così come il voto sul processo a Matteo Salvini per il caso della nave Gregoretti. Tutti temi spinosi e divisivi, mine sul cammino della maggioranza, ma che comunque non sono collegati al voto in Emilia Romagna e in Calabria. Anzi, dai renziani assicurano che un'eventuale sconfitta di Bonaccini altro non farebbe che rinsaldare il legame tra i partiti di governo e, a quel punto, il timore dell'arrivo di Salvini (e Meloni) al governo allontanerebbe e non avvicinerebbe lo scioglimento delle Camere e il voto anticipato.
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