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Politica
Etica e politica, il caso del monnezzagate della Raggi e della Muraro

 

Il rapporto intercorrente tra etica e politica è il fondamento del mantra che il Movimento Cinque Stelle ha recitato negli ultimi anni: “Onestà, onestà, onestà!”.
Un mantra suggestivo, un mantra impegnativo che richiede poi, qualora si passi dalla teoria alla pratica, una notevole dose di coerenza.
La percezione di questo legame, pur a livello formale e cioè delle regole della società, è molto sentito nel mondo anglosassone influenzato dalla ideologia calvinista: chi mente è screditato perde il suo ruolo nel consesso civile ed a maggior ragione se riveste un ruolo pubblico e politico.
Casi emblematici sono state ad esempio le dimissioni di Richard Nixon coinvolto nello scandalo Watergate o l’impeachment a Bill Clinton sul caso di Monica Lewinsky.
Per tornare dal mondo Usa al più casereccio (ed a volte pecoreccio) mondo italiano non possiamo non notare come, nel “monnezzagate” alla romana l’assessora all’ambiente dei Cinque Stelle Paola Muraro abbia pervicacemente mentito; lo ha fatto con l’intenzione di non far sapere alla pubblica opinione che la Procura di Roma stava indagando su di lei (pur non avendo ricevuto un formale avviso di garanzia) per la paura di compromettere la sua recente alta carica nella giunta comunale.
E, per di più, per afre emergere la verità (alla faccia della trasparenza) è stata necessaria ieri una audizione in Commissione Ecomafie se no chissà per quanto ancora andava avanti il giochetto.
Tuttavia la Muraro non ha solo mentito, e su questo ci torneremo, ma ha fatto di tutto per esporsi mediaticamente in maniera insolente e arrogante.
Ha iniziato dicendo che il traffico a Roma era “colpa dei pedoni” che attraversano fuori dalle strisce e vabbè che siamo abituati a tutto e ai più è sembrata solo l’uscita dell’ennesima persona stravagante, ma innocua. Ma la Muraro non è solo questo; è una persona vendicativa. E così si è ricordata dei suoi dodici anni passati nel ruolo di super consulente superpagata in Ama, l’azienda municipalizzata del comune che si occupa di rifiuti, e così ha fatto un blitz senza avvisare nella sede della società per umiliare e sbertucciare l’allora presidente Daniele Fortini in diretta Facebook, l’equivalente di  una moderna gogna mediatica; allora ancora non si capiva bene come stavano effettivamente le cose e poi si è saputo che la Muraro non solo era stata fino ad un mese prima consulente di quella stessa società ma che vantava addirittura dei crediti superiori ai 200.000 € dalla società stessa dopo aver intascato più di un milione di euro per il suo lavoro.

Certo che qualche dubbio sul suo coinvolgimento sul disastro dei rifiuti nella capitale cominciava ad affiorare visto che proprio lei si occupava negli anni precedenti della questione.
E così la procura di Roma la stava già indagando per questo suo ruolo e per i suoi supposti favoritismi nei confronti del re della monnezza romana, Cerroni.
Lei dice di averlo saputo solo a luglio (lo era dal 21 aprile, beffardamente la ricorrenza del Natale di Roma), ma pubblicamente ha sempre negato.
E veniamo a Donna Virginia che con la sua aria innocente sembra più cercare di accattivare l’istinto materno che quello politico ma anche essa ha grandi responsabilità nella vicenda, sia verso il M5S che –soprattutto- verso i cittadini che l’hanno ampiamente remunerata con il loro voto.

La Raggi l’ha scampata inizialmente per una consulenza non dichiarata al Comune all’ Asl di Civitavecchia –dove tra parentesi c’è un sindaco grillino-(ricordiamo sempre il mantra “Onestà, onestà, onestà”) ma poi ha avuto sempre un intollerabile atteggiamento ambiguo ed ondivago su questioni fondamentali per a città.
Ad esempio sullo Stadio della Roma a Tor di Valle; prima ha votato contro, da consigliera, nella amministrazione Marino, poi ha attaccato il progetto ad inizio campagna elettorale e poi ha sparso ad ampie mani cortine fumogene per catturare -secondo lei furbamente- più voti possibili. E l’ha fatto, magari da chi voleva e da chi non voleva lo stadio in un’area privata a rischi idrogeologico.
E poi non si è capito più nulla. E così per le Olimpiadi.
Ma non voglio entrare nel mare magno dei suoi errori amministrativi perché già questi due mesi iniziali contengono materia per un libro sulla improvvisazione dell’arte politica ma concentrarmi solo su questa vicenda.

La Raggi ha affermato ieri di non aver mai detto bugie perché non ha detto che la sua assessora non nera indagata. Ma come?? Dopo tutte le tirate sulla trasparenza?
Tuttavia, ieri al Corriere della sera diceva parlando dell’assessora Muraro: “mi ha garantito che non le è arrivato neanche un avviso di garanzia” ben sapendo invece –da avvocata- che l’avviso di garanzia viene inviato solo quando è necessario svolgere atti per cui è necessaria la presenza dell’avvocato difensore. L’assenza dell’avviso di garanzia non esclude affatto la presenza di una inchiesta, come infatti era il caso della Muraro.
Ma Donna Virginia pare quelle persone furbette che vogliono solo giocare con le parole pensando di essere più sveglie degli altri: nella Chiesa Cattolica non c’è solo il peccato in forma attiva ma c’è anche quello in forma passiva, e cioè l’“omissione”. Sapeva e non diceva. E non solo verso l’opinione pubblica ma anche nei confronti dei vertici del suo movimento, compreso il Capo Supremo.
Poi ha detto di aver informato il direttorio nazionale ma è stata smentita dallo stesso e qui siamo alla menzogna allo stato puro mentre nel frattempo scoppiava una comica guerra con il mini – direttorio romano guidato dalla pasionaria Taverna.
Insomma, siamo al “tutti contro tutti”.
La Raggi si mostra ogni giorno di più come quelle persone in Italia “tanto simpatiche a cui occorrerebbe tagliare la testa” parafrasando Sciascia ed interpretando la frase in senso simbolico.
Per sapere come finirà il M5S basta leggere la storia della Rivoluzione Francese, alla voce Giacobini. Per sapere come finirà Grillo basta leggere la storia della Rivoluzione Francese alla voce Robespierre. Per sapere quando basta leggere la storia della Rivoluzione Francese alla voce Termidoro (28 luglio 1794) dove, tra l’altro, è spiegato anche come.

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