Politica
Fake News, Marco Mignogna: la verità sugli stessi codici M5S-Lega

Marco Mignogna: "Non ha mai avuto una tessera di partito e, ad esempio, non ho mai avuto alcun rapporto diretto con il Movimento 5 Stelle"
"Mi hanno fatto passare per il mostro del web, per un asservito a potenze straniere, ma io non ho mai preso un euro da partiti o organizzazioni politiche. Il mio è un hobby. Ho solo la colpa di aver aperto dei siti internet, alcuni di questi hanno avuto successo, ed è per questo che lo staff di Salvini mi ha contattato per collaborare alla creazione del suo blog, ma l’ho fatto da simpatizzante e senza beccare un soldo". Marco Mignogna, il web designer di Afragola venuto alla ribalta della stampa nazionale e internazionale negli ultimi giorni in seguito ad un articolo del New York Times, si sfoga con il quotidiano Il Mattino.
Il 42enne campano, di Afragola, ha creato una galassia di siti prima afferenti al Movimento 5 Stelle e poi alla Lega. L’ipotesi circolata sui media è che dietro quest’opera di propaganda dei due partiti anti-sistema potessero esserci influenze straniere, ma anche l’uso di fake news e titoli diffusi in maniera eclatante per attirare antipatie verso gli altri partiti e in particolare contro il Pd.
"Io sono un libero cittadino che non ha mai avuto una tessera di partito e, ad esempio, non ho mai avuto alcun rapporto diretto con il Movimento 5 Stelle, non sono mai stato iscritto neppure alle loro piattaforme web, anzi con i leader grillini non mi sono scambiato neppure messaggi sui social. Sono un appassionato di informatica e di marketing e quindi ho iniziato a creare quasi per esperimento dei siti che altro non sono che aggregatori di notizie. Prendo articoli da altri siti web, citando la fonte, ma cambio il titolo per dargli maggiore interesse", spiega Mignogna.
Quanto ricava in questo modo? "Non si tratta di cifre astronomiche e in ogni caso mi permettono di arrotondare per mantenere la mia famiglia in maniera dignitosa senza lussi". Poi la domanda chiave, quella sugli stessi codici Adsense di Google, che servono per monetizzare le visite ricevute, per il blog di propaganda del Movimento e per quello di Noi con Salvini. "È stata una svista non aver collocato il codice Adsense corretto nel sito di Noi con Salvini. E da lì è nato tutto. Ma sa quanto hanno guadagnato su quel sito i banner? In due anni esattamente 68 euro, cifre da capogiro (ride)".