Femminicidio, ancora scontri e rinvio
Il decreto legge per il contrasto del femminicidio ha iniziato il suo percorso nell'Aula della Camera, ma la prosecuzione dell'esame è slittato alla prossima settimana. Restano infatti ancora da esaminare diversi emendamenti al testo, anche se molti sono stati ritirati dai presentatori. Solo ieri i deputati iscritti a parlare erano 38, tutti con mezzora a disposizione per intervenire. Il numero di emendamenti, circa 300, ha suscitato timori nel governo sulla conversione in legge del testo, che scade il prossimo 15 ottobre e deve ancora passare al Senato.
Oggi in Aula alla camera è scoppiata la lite sulla irrevocabilità della querela. Durante l'esame degli emendamenti all'articolo 1 del decreto legge sul femminicidio si è formato un fronte bipartisan per abrogare una modifica approvata dalle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia come tentativo di mediazione. Il testo originario del governo stabiliva infatti che la "querela proposta è irrevocabile". Con un emendamento dei relatori Donatella Ferranti (Pd) e Francesco Paolo Sisto (Pdl), approvato dalle commissioni a fine settembre, l'irrevocabilità della querela era stata limitata solo ai casi di minacce gravi e reiterate ma non ai reati meno gravi di stalking e violenza domestica.
Durante le votazioni in Aula cominciate stamane (dopo che ieri è stata conclusa la discussione generale) Sel, M5s, il Psi, una parte del Pd capitanata da Michela Marzano, una parte di Scelta Civica guidata da Adriana Galgano, e alcuni deputati Pdl convinti da Gianfranco Chiarelli, hanno presentato emendamenti identici per chiedere la soppressione della modifica introdotta con l'emendamento dei relatori. La norma stabilisce che "la remissione della querela può essere soltanto processuale", ossia può essere revocata solo di fronte all'autorità giudiziaria, al pm o al giudice, e che è "comunque irrevocabile se il fatto è stato commesso mediante minacce reiterate" nei casi più gravi di stalking e maltrattamenti.