Politica
Governo coeso, la sinistra si illude. “Guerra a tempo” fino a giugno
Il Centrosinistra cerca sempre la “scissione dell’atomo"
La sinistra spera che il governo deflagri ma si tratta di una “guerra a tempo”, fino a giugno
L’opposizione spera che il governo deflagri. Coltiva sogni nel prato della speranza e li innaffia con il calice delle fede ma si tratta appunto di sogni, dovuti al meccanismo puramente proporzionale che regola le elezioni europee, previste l’8 e il 9 giugno prossimi.
Sognare è umano ma poi la razionalità suona la sveglia.
Ieri, ad esempio, la Lega si è ritrovata sola al Senato quando ha presentato un emendamento al decreto Elezioni sul terzo mandato dei presidenti di Regione che è stato bocciato anche in Aula dopo che lo era stato in commissione. Il tutto per permettere a Luca Zaia, governatore del Veneto, di ripresentarsi e vincere, mentre Fratelli d’Italia vorrebbe provare a sfilare la regione storica alla Lega.
Poco dopo la stessa Lega ha presentato un altro emendamento, sempre al Senato, per impedire i ballottaggi dei sindaci nei grandi Comuni, cioè quelli che hanno più di 15.000 abitanti, qualora il candidato sindaco raggiunga almeno il 40% dei voti. L’opposizione urla al golpe ma anche la maggioranza non è contenta e alla fine una quadra si trova con la trasformazione dell’impegnativo emendamento nel più leggero “ordine del giorno” che non vincola eccessivamente il governo ad attuarlo.
L’ordine del giorno viene approvato solo dalla maggioranza, ma passa.
Piccole schermaglie che non hanno nulla di sostanziale ma che servono solo a “segnare il territorio”.
Su questa vicenda, che in fondo è piccolo fatto tecnico, si scatena però l’opposizione con la solita Schlein che dice che si tratta di “un blitz a tre mesi dal voto, uno sfregio alle più basilari regole democratiche”. Pericolo “fassismo”, intervenire.
Nella seduta serale viene approvato poi l’”election day” per il voto dell’8 e 9 giugno.
C’è evidentemente nella maggioranza qualche piccolo strascico delle vicende sarde con il candidato proposto da Salvini sostituito all’ultimo momento con quello della Meloni. C’è anche da dire che i tre partiti della maggioranza appartengono in Europa a tre diversi gruppi parlamentari che coprono lo spettro dell’intero centro – destra.
Ci sono pure naturali tensioni su alcuni temi specifici, come l’atlantismo incondizionato (ma attenzione alla probabile vittoria di Trump negli Usa) e ovviamente le Guerre in Ucraina e in Palestina, ma la coalizione ha dimostrato in passato che è coesa e ben corazzata contro le procelle del tempestoso mare politico.
Addirittura nella scorsa legislazione politica Fratelli d’Italia era all’opposizione e Lega e Forza Italia in maggioranza, eppure a livello locale questo non ha impedito al centro – destra di vincere.
Questo perché il modo di essere disunito del centro-destra è fondamentalmente diverso da quello di essere disunito del centro-sinistra. L’attuale maggioranza, pur con tutte le sue sfumature e contraddizioni, è un blocco coeso capace di adattarsi alle diverse contingenze senza mai separarsi e questo al contrario del litigiosissimo centro – sinistra che non è affatto una coalizione ed è pronto a discutere su tutto con la mano pronta a pigiare il pulsante rosso della scissione dell’atomo, che ha caratterizzato le velleità storiche della sinistra dai tempi della scissione di Livorno che diede origine al Partito comunista italiano da quello socialista.
Passate le europee, passata questa “guerra a tempo”, tutto tornerà come prima nel centro – destra mentre la stessa cosa non si può certo dire del centro-sinistra.