Governo all'ultima spiaggia: Di Maio e Pd puntano sulla scissione bis del M5s - Affaritaliani.it

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Governo all'ultima spiaggia: Di Maio e Pd puntano sulla scissione bis del M5s

Tensione in assemblea contro i governisti: "Traditori, vi sputeranno addosso". Ma se Crippa e i ministri lasciano il M5s resta solo il "partito di Conte"

La strategia: se i ministri pentastellati se ne vanno il M5s resta "solo" il "partito di Conte"

L’ipotesi di un Draghi bis, con un governo che arrivi almeno al varo della Finanziaria e senza più le fibrillazioni di Conte, ha ancora un’attrattiva. "Certamente per Forza Italia, ma anche per la Lega, che avverte il vento del Nord favorevole a che il governo vada avanti", spiega il Corriere della Sera. "Resta la contrarietà di Draghi al cambio di maggioranza, il rifiuto di fare a meno dei 5 Stelle. Ma, si argomenta in Parlamento, se i 5 Stelle non ci sono più".

Già, perché ora l'ultima spiaggia del governo sembra essere il completamento di una nuova scissione nel M5s. I contorno di un'operazione che Luigi Di Maio starebbe cercando di guidare vengono spiegati da Repubblica: "Una nuova scissione, altri 30-40 parlamentari che lasciano i 5 Stelle per creare una componente responsabile. Sarebbero contenti (quasi) tutti: Sergio Mattarella, fautore della stabilità; Forza Italia e Lega che non vogliono più il M5S in maggioranza; Draghi che non dovrebbe più fare i conti quotidiani con il suo predecessore, che ancora due giorni fa gli ha rifilato la richiesta dei nove punti; e poi lo stesso Conte, finalmente libero di andarsene all’opposizione, ininfluente ma proiettato alla campagna elettorale, dove potrebbe riportare i 5 Stelle superstiti a far baccano assieme ad Alessandro Di Battista e a Alessandro Orsini, nella speranza di recuperare consenso. Senza contare deputati e senatori, tutti quanti, che tirerebbero un sospiro di sollievo, con davanti altri 8-9 mesi di permanenza nel palazzo".

Non è solo questione di numeri, anzi Draghi la maggioranza ce l'ha comunque. Ma è anche una questione di nomi. Nel mirino, spiega sempre Repubblica, Davide Crippa, perché "l’abbandono del M5S da parte del capogruppo a Montecitorio — molto stimato da Beppe Grillo — assieme a tutto il direttivo della Camera avrebbe una rilevanza simbolica enorme. Se poi si unissero altri componenti del governo, compresi dei ministri (Federico D’Incà, Fabiana Dadone?), meglio ancora. A quel punto davvero i 5 Stelle in quanto tali avrebbero sì il simbolo, ma nei fatti rimarrebbero il soggetto politico di un singolo e dei suoi fedelissimi. Appunto, il partito di Conte”. 

Tensioni in assemblea M5s. Governisti nel mirino: "Traditori, vi sputeranno addosso" 

Clima a tratti teso nel corso dell'assemblea congiunta M5S di questa mattina. La maggioranza dei parlamentari intervenuti si è schierata nettamente a favore della linea del leader pentastellato Giuseppe Conte, ma non sono mancati appelli a sostegno della fiducia al governo presieduto da Mario Draghi. Una crepa, quella tra 'contiani' e 'governisti' che rischia di allargarsi sempre di più e di produrre una nuova frattura interna al M5S dopo la scissione di Luigi Di Maio. Durante la riunione in video-conferenza iniziata alle 10.30 (e che si aggiornerà alle 18) i toni si sono surriscaldati quando - apprende l'Adnkronos - la senatrice Giulia Lupo ha puntato il dito contro i "tiratori scelti" che a suo dire starebbero destabilizzando il M5S dall'interno: "Rispetto le idee di tutti, ognuno fa le sue scelte. Ma se lo specchio non può sputarvi, allora forse potrebbe iniziare a farlo qualcuno di noi...", le parole al vetriolo della parlamentare contiana. Secondo quanto viene riferito, più di qualcuno avrebbe apostrofato i governisti con un esplicito "un abbraccio ai traditori".

Tra i più bersagliati dalle critiche ci sarebbe Maria Soave Alemanno (membro del direttivo grillino alla Camera e delegata d'Aula) che non a caso è stata una delle prime a manifestare la sua intenzione di continuare ad appoggiare il governo Draghi. Nel mirino di alcuni contiani anche il capogruppo Davide Crippa: "In Consiglio nazionale devi rappresentare il pensiero della maggioranza e non portare la tua opinione personale", l'accusa indirizzata al presidente dei deputati, contrario all'ipotesi di innescare una crisi di governo. Particolarmente 'duri' nei confronti dei filo-governativi sono stati gli interventi di Leonardo Donno, Sebastiano Cubeddu e Gilda Sportiello. "E' un clima da caccia alle streghe", si sfoga con l'Adnkronos un parlamentare, "è impossibile esprimere un'opinione in dissenso senza essere tacciati di essere dei pupazzi di Di Maio".

Qualcuno in chat arriva a evocare metodi da repressione fascista verso i dissidenti. Ad ogni modo la bilancia del consenso interno pende dalla parte di Conte: "46 parlamentari intervenuti finora sono sulla linea del leader, 19 sono per dare la fiducia a Draghi, 3 gli indecisi", spiega un eletto contiano 'armato' di pallottoliere. Ma la partita è ancora lunga.