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Politica
Governo, pace tra Salvini e Letta. I motivi della svolta. Inside
Matteo Salvini Enrico Letta 
Lapresse

Salvini chiama, Letta risponde. Il segretario della Lega, in pellegrinaggio a Fatima (Portogallo), sotterra l'ascia di guerra: "Dopo il Covid c'è bisogno di lavoro, unità, serenità, salute e sviluppo. Poco tempo passato a litigare, tanto tempo dedicato alla costruzione e alla ricostruzione. Per me e per la Lega l'Italia e gli italiani vengono prima di tutto. Il lavoro sarà l'emergenza nei prossimi mesi, imprese e lavoratori uniti insieme. La politica meno litiga, più si unisce e meglio è". Passano poche ore e arriva la risposta del segretario del Partito Democratico: "Il governo sta facendo bene, bisogna evitare i danni di una litigiosità eccessiva e fare in modo che la collaborazione della Lega sia fruttuosa. Sarà temporanea, terminerà, è difficile ma stiamo facendo un ottimo lavoro".

Lo chiameranno il miracolo di Fatima, forse, ma è scoppiato l'amore tra Salvini e Letta. Parlare di amore forse è esagerato, ma sicuramente sono lontani i tempi (poche settimane fa) della contrapposizione quotidiana e delle lite su praticamente tutto lo scibile umano. Fonti qualificate del Pd spiegano ad Affaritaliani.it che dietro la doppia svolta c'è sia la consapevolezza che la guerra mediatica e politica non paga nei sondaggi, e fa salire solo Fratelli d'Italia e Giorgia Meloni, sia la convinzione che andare a Palazzo Chigi dal premier Mario Draghi con una posizione unitaria rende più efficacie l'azione di persuasione del presidente del Consiglio.

Tutto è iniziato con l'intesa Lega-Pd sulle riaperture e la graduale fine del coprifuoco, ma il tema chiave - il vero boccone - è la battaglia comune sulla fine del blocco dei licenziamenti. Fonti sia leghiste sia Dem, infatti, affermano che "giugno e lungo e insieme cercheremo di convincere Draghi a non far scattare il via libera ai licenziamenti già del primo di luglio". Insomma, una posizione più vicina ai sindacati e meno a Confindustria che unisce Carroccio e Pd. Non a caso, internamente, a spingere Letta a sotterrare l'ascia di guerra con Salvini sono stati soprattutto i governativi e in particolare il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che su molti dossier (ex Ilva e Alitalia in testa, ma non solo) sta collaborando in modo fruttuoso con il titolare dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti.

Anche Lorenzo Guerini (Difesa) ed esponente di Base Riformista sicuramente non condivide la contrapposizione targata invece Goffredo Bettini. Infine il ministro della Cultura, Dario Franceschini, anche lui interessato a evitare escalation nell'esecutivo e impegnato a mantenere la pax con un occhio all'elezione del presidente della Repubblica in agenda all'inizio del prossimo anno. Non è un mistero infatti che a Franceschini il Quirinale non dispiacerebbe, ma serve un'intesa anche con il cosiddetto Centrodestra di governo.

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