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Politica
Governo, Roberto Fico non molla la Camera, ufficio e collaboratori: il caso
Roberto Fico

Governo e presidenza della Camera, da Fico alla polemica con Di Battista fino all'immobiliare di Montecitorio 

Fico, che fica la Camera! Verrebbe da iniziare così questo articolo sull’ennesima botta all’immagine del Movimento. Ieri la giornata politica era cominciata con Roberto Fico che aveva fatto sapere di non volere mollare ufficio e staff, seppur ridotto, a Montecitorio. Probabilmente una sorta ballon d’essai dell’ex Presidente della Camera che voleva, per così dire, tastare il terreno della pubblica opinione e dei suoi sull’argomento. Ed infatti la reazione non solo c’è stata ma immeditata.

Alessandro Di Battista, che viene visto come l’ultimo depositario degli Antichi Valori del Movimento, quello incentrato sull’opera ed il pensiero di Gianroberto Casaleggio per intenderci, ha subito postato su Twitter un eloquentissimo “Spero sia una menzogna” ed invero lo speravano tutti quelli che alla visione primeva dei Cinque Stelle fanno ancora riferimento.

Infatti quello dello staff, oltretutto costituito da due collaboratori esterni, più il comodo e prestigioso ufficio in loco sarebbe uno sfregio non sono ideale ma anche materiale alla stessa ragion d’essere del Movimento.

Il nuovo ufficio in cui dovrebbe trasferirsi l’ex Presidente della Camera si trova proprio nell’altana di Montecitorio, per i frequentatori del Palazzo si tratta di un luogo assai prestigioso, collocato proprio sotto la terrazza, con una vista meravigliosa sulla città di Roma. Un luogo che è molto ambito dall’”immobiliare Montecitorio” e che ha come vicini tutti pezzi da 90, leader di partito e similari.

Inoltre c’è l’aggravante che proprio quell’ufficio era stato di Pierferdinando Pierfurby Casini, considerato proprio dai Cinque Stelle il non plus ultra dell’inciucismo istituzionale.

Un ultimo riferimento storico rende il luogo scelto particolarmente indigesto ai grillini (almeno a quelli di un tempo): e cioè proprio sopra quella stanza, sulla terrazza, fu srotolato nel settembre 2013 uno striscione dai neoeletti M5S che dichiarava: “Giù le mani dalla Costituzione!”. Insomma posto peggiore Fico non se lo poteva scegliere.

Dopo la risposta di Di Battista e i mugugni di molti altri l’ex presidente ha esternato pubblicamente un eloquente e chiarificatore (per lui) messaggio postato su Facebook: “Da Presidente della Camera ho rinunciato a 300mila euro di indennità di carica in poco meno di cinque anni, cui si aggiungono 130mila euro cui ho rinunciato da Presidente della Vigilanza Rai. E in questi anni ho restituito più di 300mila euro dei miei stipendi alla comunità. Per un totale di oltre 700mila euro.

E adesso da ex Presidente della Camera come è giusto non avrò diritto a nessuna indennità, nessuna diaria e a nessun rimborso spese, ma solo ad un ufficio alla Camera per un tempo limitato, come previsto dalle norme di Montecitorio.Ho sempre rispettato tutte le regole del Movimento: sulle restituzioni così come sui due mandati. E dunque non accetto lezioni di principio su questo, da nessuno”.

Si dimentica di citare però –ad esempio- la trovata circense di assurgere all’empireo della Camera dopo essersi fatto riprendere mentre scende da un autobus con un sorrisetto scaltro. Poi dal giorno dopo Maserati biturbo cromate firmate Montecitorio perché “Io so io e voi nun siete un c….”, per citare il sempre attuale Marchese del Grillo.

Come si vede si tratta di un cahier de doléances, invero assai stucchevole. Intanto si potrebbe citare i il Vangelo, Matteo 6:3 “Ma quando tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra quel che fa la destra”. Non sappiamo se Fico è un devoto di San Gennaro come lo è Luigi Di Maio, ma sarebbe bene non far pesare quello che qualsiasi militante M5S dovrebbe aver stampato nel proprio Dna ideologico. Che fai, verrebbe da dire, prima ti fai bello con i rimborsi e poi lo rimarchi? Allora non l’hai fatto perché ci credi ma solo per apparire e già qui fa una bella figuraccia.

Ma notare come il barbuto ex rivoluzionario glissi alla grande sulle due persone di staff esterno. E poi quel “non accetto lezioni da nessuno”, diretto sembra proprio ad Alessandro Di Battista che è stato molto più coerente del suo ex collega e addirittura non si è ripresentato in Parlamento e quando c’era ha restituito in silenzio quanto dovuto dal regolamento dei Cinque Stelle e ha rinunciato all’incarico di ministro per mantenere pura la fiamma dei valori.

Alla luce di tutto questo Roberto Fico deve invece accettare la lezione di chi comunque ha rappresentato un unicum nella ricca storia delle nequizie parlamentari a cui il popolo italiano è purtroppo abituato da anni.

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di battistaficogoverno





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