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Politica
I renziani incalzano il M5s: "Ora basta con il no al Mes"

Da un lato c'è il Pd, che con il segretario Nicola Zingaretti è tornato a ribadire la necessità di definire i progetti per il Mes, e dall'altro il Movimento cinque stelle che, con Vito Crimi e Luigi Di Maio, ha ancora una volta ribadito l'assenza di aperture sul tema. E in mezzo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che, non più tardi di ieri, ospite della Festa dell'Unità di Modena, ha mediato con un laico "ora non so dire né sì e né no", aggiungendo: "valuteremo insieme e proporrò una soluzione in Parlamento". Insomma, è passata l'estate, a breve inizierà la sessione di bilancio, ma sul Fondo salva-Stati il tempo sembra essersi fermato. Una situazione di stallo per uscire dalla quale Luigi Marattin, deputato di Italia viva e presidente della commissione Finanze, ha la sua ricetta. Intervistato da Affaritaliani.it, infatti, lancia un vero e proprio appello al M5s: "Ai detrattori del Mes dico: spiegate cosa vuol dire condizionalità in uscita, ma nel rispondere controllate anche che non sia ciò che accade normalmente quando tutti i debitori non riescono a restituire un prestito".

Marattin, è ricominciato il tira e molla sul Fondo salva-Stati. E tra i vostri alleati, i Cinque stelle non pare abbiano intenzione di fare passi di lato. Come si esce da questa bolla?
Bisogna fare chiarezza. Ecco perché chiedo che ci vengano spiegate quali siano queste fantomatiche condizionalità in uscita, motivo di perplessità, appunto, per qualcuno. Ma che invece sono una vera e propria contraddizione in termini.

Per quale ragione?
E' semplice: perché quando io chiedo un prestito, le condizionalità, se esistono, sono per accedervi. Punto. E nel caso del Mes, anzi, per essere più corretti, del Pandemic crisis support (Pcs), ormai l'hanno detto e scritto tutti e lo si legge in ogni documento ufficiale, l'unica condizionalità è l'utilizzo di tali risorse per spese sanitarie dirette o indirette. E' stato allora che si è deciso di inventare questo concetto di “condizionalità in uscita” che, però, non mi è davvero chiaro. A meno che…

A meno che?
Qualcuno non faccia confusione con un concetto molto più elementare e cioè che ogni prestito va restituito. Chi sostiene, insomma, che ci saranno delle conseguenze qualora non riuscissimo a ripagare i nostri prestiti, dimentica che se lo Stato italiano un giorno non dovesse essere in grado di restituirli - verso il Mes ma anche verso i possessori di Btp - le conseguenze ci sarebbero comunque. Legate alla nostra credibilità sui mercati finanziari e alla necessità di manovre di rientro. Conseguenze che prescindono, però, da chi è il creditore.

E lei crede che alla base di questa preclusione del M5s al Meccanismo europeo di stabilità ci siano solo idee confuse?
Francamente non si riesce a spiegare. O meglio, si spiega eccome.

In che senso?
E' semplice: è l'ultima bandiera ideologica rimasta a qualcuno. Dopo il Tav, il Tap, i vaccini, le banche. Solo che non a tutti piace fare politica sulla base di vessilli ideologici. E soprattutto non credo sia utile al Paese.

In realtà, ieri Di Maio ha spiegato che non siamo di fronte ad ammanchi di cassa e non sono alle viste emergenze da qui a dicembre.
Rigetto questo tipo di approccio. Il ricorso al Pcs risponde a due esigenze diverse che, poi, spetta alla politica decidere come mixare.

Quali sono?
La prima è incrementare la spesa in sanità rispetto al tendenziale, ammodernando ancora di più il nostro Servizio sanitario nazionale stressato dalla pandemia.

E la seconda?
Finanziare le spese già previste nel tendenziale (ed evitare che possano in futuro essere ridotte) ma ad un costo di finanziamento molto inferiore, cioè pari a zero. Realizzando così un risparmio nella spesa per interessi, da poter impiegare altrove. Questi sono i due vantaggi offerti dal fondo salva-Stati. Ovviamente la soluzione ideale può comportare un mix di queste opzioni “estreme”, ma in ogni caso entrambe sono vantaggiose per cittadini. E senza alcuna controindicazione. Anche perché, è evidente, i fondi del Recovery fund arriveranno nella seconda meta del 2021. Nella legge di Bilancio occorrerà programmare e tener conto di queste risorse, ma l'effetto macroeconomico, se va bene, è rimandato alla fine del prossimo anno. Questo è un dato di fatto.

Dal sì al Mes Italia viva non si sposta?
Il 9  aprile scorso, quando l'Eurogruppo ideò questa linea di credito speciale, noi dicemmo subito che l'Italia doveva farvi ricorso e siamo rimasti fermi su quella posizione. Anzi, dopo si sono uniti in tanti, a cominciare dal Pd.

I 36 miliardi subito spendibili possono costituire, secondo lei, anche una sorta di paracadute nel caso in cui in autunno dovesse verificarsi una recrudescenza del virus?
Noi tutti speriamo che non ci sia bisogno di nuove misure drastiche, ma in ogni caso c'è bisogno di forti misure di prevenzione, di un rafforzamento delle nostre infrastrutture sanitarie, potenziando la medicina territoriale e la nostra capacità diagnostica. E poi i test, i tamponi. Tutte spese per cui, secondo me, è assurdo non fare affidamento su una fonte di finanziamento che ci costa zero. A fronte, tra l'altro, di nessun rischio.

Non vi resta che convincere, allora, i vostri alleati di governo e cioè i Cinque stelle.
Mi accontenterei se si facesse chiarezza sulla questione delle condizionalità, senza continuare a dire soltanto no. A quel punto sì che potrebbero discendere scelte politiche più chiare e trasparenti.

 

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