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Politica
Il Centrodestra ha una nuova stella: ad Atreju la consacrazione della Meloni

Ad Atreju, il raduno di FdI, che ha festeggiato la sua ventesima edizione all’isola Tiberina, forse la più riuscita di sempre a sentire gli organizzatori, è iniziata forse una nuova fase della politica italiana nello schieramento del centrodestra. Mentre prima di questa estate tutti davano Salvini come leader incontrastato dei cosiddetti “sovranisti” italiani, adesso pare che lo scettro passi di diritto a Giorgia Meloni. Ed a certificarlo sono  la presenza alla festa di tutti i leader del fronte di centrodestra a partire da Orban, premier ungherese, da Abascal, leader di Vox, Thierry Baudet, presidente Forum voor Democratie, per finire Jan Zahradil presidente ECR Party, Repubblica Ceca e candidato conservatore alla presidenza della commissione. E FdI è fiera ed orgogliosa di fare parte di uno schieramento che “ difende la sovranità nazionale, combatte l’immigrazione clandestina, mette la famiglia al centro del progetto politico”. Il suo popolo è tutto con lei e il suo lungo discorso appassionato e vibrante è più volte interrotto dai boati della folla stipata in ogni ordine di posto.

Come quando definisce Conte “il maggiordomo di Francia e Germania”. Ma lo stile per Giorgia Meloni viene prima di tutto e l’intervento di Conte, intervistato Sabato da Vespa, viene seguito dal pubblico numerosissimo in religioso e rispettoso silenzio. Anche qui come per rimarcare una certa differenza con quanto accaduto a Pontida con la Lega. Ma la critica verso il  governo “rosso giallo” ( per rimarcare forse chi comanda all’interno della coalizione), come lo ridefinisce la stessa leader di FdI è totale ed assoluta. L’accordo, infatti, avrebbe usurpato un diritto che è quello di votare e perciò è “inutile adesso accusare Orban di ingerenze nella politica italiana, se lo stesso governo è una espressione delle ingerenze di Francia e Germania” come rivendica la Meloni. Ma non durerà molto questo governo: ne è convinta la Meloni, e quando le diatribe e le diversità verranno fuori (magari dopo un deludente risultato alle elezioni regionali) il centrodestra dovrà “essere unito e coeso”, ma soprattutto rispettoso degli accordi preelettorali.

La proposta è  allora quella di firmare un contratto non di governo, ma di lealtà alla coalizione e contro gli inciuci. Non le manda a dire insomma a chi come Salvini, ha pensato bene di allearsi con i 5 Stelle, “che con il PD sono due facce della stessa medaglia”, ma il riferimento è anche rivolto a quanti in Forza Italia possano farsi incantare dalle sirene governative. La coerenza prima di tutto. Non è possibile scendere a compromessi con chi ( i 5 stelle) ha una storia che può essere riassunta nella trama del romanzo di George Orwell “ la fattoria degli animali”. L’allegoria orwelliana in cui una rivoluzione dal basso, cioè degli animali di un fattoria contro l’uomo che li sfruttava, fallisce proprio perché chi aveva guidato questa rivoluzione (i maiali) diventa alla fine più dispotico di chi comandava prima. I 5 stelle nella tre giorni della festa sono stati accusati di essersi venduti al potere precostituito e tutto questo sarebbe cominciato con il discusso voto alla Von der Layen alla presidenza del parlamento europeo.

FdI, che secondo gli ultimi sondaggi sarebbe accreditata  all’8%, rivendica con forza e con orgoglio, di essere stata l’unica forza politica a non essere mai scesa a compromessi con nessuno. E forti di questo adesso possono partire da una posizione di forza anche nei confronti di chi, come la Lega, ha il quadruplo dei loro voti. Non è un caso forse se lo stesso Salvini si è dovuto accodare alla manifestazione organizzata da FdI davanti alla camera il giorno della fiducia del Conte bis. Ma molto signorilmente  il capo leghista non viene mai citato direttamente, perché coerentemente la Meloni riconosce chi è l’avversario e non è interessata a sterili posizioni di rendita, vuole cambiare lo status quo “quello che conta sono i fatti”. E’ pungente e anche ironica come quando ricorda le contumelie del Pd contro Di Maio, che sarebbe presto tronato a fare il “bibitaro“ al San Paolo. “Adesso il bibitaro lo andrà a fare a S.Paolo del Brasile”. Ma non mancano certo i riferimenti al “povero” Zingaretti e al “campione del mondo delle facce di bronzo” Renzi, che avrebbe creato un partito con il nome (Italia viva) che è un ossimoro, dal momento che è “popolato di gente morta”.

Non mancano poi i riferimenti alla necessita di blocchi navali al largo delle coste libiche, cavallo di battaglia di FdI, o il riferimento alla lotta all’evasione di facciata del Pd, che lascia prosperare i grandi evasori, ma combatte artigiani e piccoli imprenditori con “leggi inutili” come la proposta della tassa sull’eccessivo prelievo di contanti o quelle in favore dell’utilizzo dei pagamenti con carta di credito “per favorire gli amici banchieri”. Ecco che allora le elezioni, che aleggiano come un mantra tra gli stand della festa, sono evocate per porre fine ad un governo “che è in ginocchio di fronte all’Europa”. La netta sensazione che si ha, uscendo dalla festa di Atreju, è che adesso nel centrodestra sempre più tutti dovranno fare i conti con Giorgia Meloni.

 

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