Il Csm contro lo "scellerato" Berlusconi. "Mette a rischio l'assetto democratico"

"Parole inaccettabili, scellerate. Un Paese che non crede ai suoi giudici mette a rischio l'assetto democratico". Cosi', durante il plenum di questa mattina, numerosi consiglieri del Csm hanno definito gli attacchi rivolti alle toghe dal leader del Pdl Silvio Berlusconi, in particolare le espressioni con cui l'ex presidente del Consiglio ha parlato della magistratura come "cancro", "mafia", invitando in piazza i cittadini. A prendere la parola per primo e' stato il togato di Area, Paolo Carfi', sottolineando che "non ci era mai capitato di sentire tali accuse da chi riveste, o ha rivestito, importanti cariche istituzionali. Berlusconi ha superato il limite con una escalation di disprezzo di un'istituzione che puo' avere conseguenze gravi sulla tenuta sociale e morale del Paese. Tacere di fronte a questo sarebbe colpevole".
A seguire, l'intervento del laico di centrosinistra Glauco Giostra: "Abbiamo appreso che la nostra giustizia puo' operare liberamente ma non prima, durante, e dopo le elezioni. Evocare la piazza contro i magistrati e' agli antipodi della democrazia, si tratta di attacchi scellerati". C'e' chi, poi, come il togato di Area, Francesco Vigorito, chiede di "reagire a una barbarie, con una risposta forte a tutela di uno dei valori fondanti del sistema democratico, cioe' l'autorita' e l'indipendenza dei magistrati. Sono tentativi di delegittimare le toghe e colpire i gangli vitali della democrazia". Di "frasi scellerate" parla poi il togato di Unicost, Mariano Sciacca, mentre Roberto Rossi (Area) sottolinea che "i magistrati di Napoli e di Milano sono colpevoli soltanto di fare il loro dovere. Non si puo' accostare il lavoro dei magistrati a quel terribile male che e' il cancro". Alle dichiarazioni di Berlusconi oppone un "rifiuto netto e forte" anche il togato di Magistratura Indipendente, Antonello Racanelli, rilevando che "i processi si fanno nelle aule di giustizia e non nelle piazze".
Pur definendo "sbagliate e assolutamente non condivisibili" le parole del leader del Pdl, il laico di centrodestra, Bartolomeo Romano, osserva come "molta parte dell'opinione pubblica non si e' scandalizzata, bisogna chiedersi il perche'. Forse non tutti i magistrati hanno avuto nel loro comportamento una serieta' tale da ottenere rispetto". "Non nascondo il disagio - aggiunge il laico Pdl, Nicolo' Zanon, che stamane, in assenza del vicepresidente Vietti, ha presieduto il plenum - e' sbagliato e gravemente offensivo dire che la magistratura e' come la mafia, ma ancora una volta questo dibattito fornisce l'occasione per dimenticare i reali problemi in gioco. Nel momento in cui si percepisce in modo ostentato uno schieramento di una parte autorevole della magistratura in politica, come ci si puo' scandalizzare se si manifesta contro". Un riferimento chiaro ad Antonio Ingroia, dunque, e alla sua lista 'Rivoluzione Civile'. Di "dichiarazioni gravissime" da parte di Berlusconi, parla anche il laico di centrosinistra, Guido Calvi, sottolineando che, pero', "il punto piu' drammatico e' un altro, cioe' il fatto che hanno trovato consenso. Il risultato elettorale ha dato un esisto inaspettato. Dichiarazioni del genere alimentano la cultura peggiore del nostro Paese".