Il digitale traina l’economia europea. E l’Ue aiuta le Pmi a diventare 2.0

Lo sviluppo digitale non è una chimera, ma una possibilità concreta a portata di mano, anche per l'Italia che ha ancora un grande divario, rispetto a molti Paesi europei, nel campo dell'ICT.
Ad esempio se il 22% degli Europei non hanno mai usato Internet, in Italia sono il 37%. Nel nostro Paese solo il 53% dei cittadini usa abitualmente internet, contro una media europea del 70%, l'e-commerce é usato dal 28,9 % delle persone, contro il 59,4 % della media europea, l'internet banking dal 37% contro il 54,5 % della media europea.
Per quanto riguarda la pubblica amministrazione l'e-government é di 15 punti al di sotto della media europea. Un divario che oggi pesa sulla vita delle persone e sulla competitività della nostra industria, ma che, grazie anche ai fondi europei, si puo' (e si deve) colmare.
La realizzazione dell'Agenda Digitale in Italia rappresenta una grande opportunità non solo di modernizzazione del Paese, ma anche di rilancio della crescita e dell'occupazione. L'Ict è un settore prioritario, un'opportunità da non perdere.
I settori su cui investire sono innanzitutto la diffusione più capillare banda larga, gli open data, una più ambiziosa strategia di cloud computing, la digitalizzazione nella pubblica amministrazione. Negli ultimi sette anni, l'Italia aveva programmato 1,6 miliardi di fondi europei nel settore dell'Ict, ma è mancata una strategia solida e la capacità di implementare le reti e la banda larga.
Ora, nel nuovo settennato (2014 - 2020), le ICT rientrano tra le priorità, grazie alla concentrazione tematica delle risorse, stabilita proprio per massimizzare l'impatto degli interventi. Le regioni dovranno dunque condensare le risorse europee per investire nell'agenda digitale per una crescita intelligente inclusiva e sostenibile, investire nelle TIC (tecnologie dell'informazione e della comunicazione) per portare innovazione nelle imprese, nei centri di ricerca, nelle amministrazioni, nelle scuole, università, ospedali, nei servizi, e in tutto il contesto economico, sociale e politico.
Per la prima volta questo potrà avvenire, nell'ambito dei fondi strutturali, anche grazie ai "TIC vouchers", una linea di credito che permetterà l' adozione delle TIC tra le PMI e coprirà interventi fino a un massimo di 10.000 euro. Le TIC sono una "porta" verso un nuovo modo di concepire la società e, grazie all'innovazione e alla loro applicazione, possono permetterci di ripensare il trasporto, la sanità, l'educazione, l'agricoltura, il turismo, il patrimonio storico/culturale ecc.
E offriranno tantissime opportunità anche per l'occupazione: uno studio del marzo 2013 indica che entro il 2015 si potrebbero creare in Europa fino a 864mila posti di lavoro nel settore digitale. Nonostante gli attuali livelli di disoccupazione, i posti di lavoro nel digitale aumentano infatti ogni anno di circa 100mila unità, ma il numero di nuovi laureati e di lavoratori qualificati nel campo delle TIC non è sufficiente a coprire questo fabbisogno.
Per non perdere questa possibilità occorre quindi potenziare l'istruzione nel campo delle scienze, della tecnologia, dell'ingegneria e della matematica, favorendo l'interesse nelle carriere in questi settori, anche tra le donne. A questo proposito la Commissione ha varato una "Grande coalizione per i digital jobs" per creare una sinergia tra PMI e mondo dell'istruzione.
Di Patrizia Toia, eurodeputata Pd