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Politica
Il no ai vitalizi? Un tassello in più per il ritorno allo schema gialloverde
Foto LaPresse

Con la vera e propria doccia fredda arrivata ieri dal Senato dopo lo stop della commissione Contenziosa al taglio dei vitalizi per gli ex parlamentari, Movimento cinque stelle e Lega scoprono un nuovo terreno comune di battaglia. La sfida contro la casta, da sempre bandiera dei pentastellati, infatti, aveva trovato nel governo Conte uno un solido alleato nel partito di via Bellerio.

Una partita facile da giocare per Matteo Salvini, non foss’altro perché in linea con il Carroccio delle origini. Non è un caso, quindi, se ieri le prese di posizione più forti e accorate siano arrivate proprio dai due ex alleati di governo. E così un nuovo tassello si aggiunge al puzzle di un futuribile ritorno a una maggioranza gialloverde. Dopo il comune sentire sul taglio delle tasse, sui decreti sicurezza ma anche sulla sospensione del Codice appalti, la sintonia tra leghisti e grillini, quindi, si allarga. Già ieri, a caldo, il leader della Lega, in un post su Facebook, scriveva: “La Lega si è opposta oggi e si opporrà sempre al ritorno dei vecchi privilegi”.

Per rincarare stamani e dire: “Non solo pace fiscale e cancellazione della sanatoria dei clandestini: il 4 luglio la Lega raccoglierà le firme anche per abolire una volta per tutte i vecchi vitalizi ancora in vigore. Siamo orgogliosi di aver votato contro i privilegi anche in Commissione, unici ad averlo fatto”. In buona compagnia su questo, dal momento che pure i vertici del M5s non hanno perso tempo. A cominciare da Luigi Di Maio che, in serata, ha affidato ai social network tutto il suo stupore per la decisione del Senato: “Ma davvero c’è ancora qualcuno che pensa ai vitalizi nonostante un’emergenza di questa portata? Senza parole”. Prima di aggiungere: “Abbiamo già abolito i vitalizi e non abbiamo alcuna intenzione di ripristinarli”. Dello stesso tenore le parole del capo politico reggente Vito Crimi: “E' uno schiaffo a un Paese che soffre. La casta si tiene il malloppo, noi non molleremo mai per ripristinare lo stato di diritto e il principio di uguaglianza”.

Certo, è vero che la decisione di palazzo Madama ha suscitato, a parte una reazione tiepida di Forza Italia, ire bipartisan.  E che, quindi, anche il Pd ha fatto sentire il suo sdegno: “Sui vitalizi - ha tuonato il segretario Zingaretti su Twitter - una scelta insostenibile e sbagliata. La cassa integrazione è in ritardo e si rimettono i vitalizi. Non è la nostra Italia". Ma è altrettanto vero che, in casa dem, sin dall’inizio sulla battaglia contro i privilegi si erano levate pure voci fuori dal coro. E voci di peso, quali quella del senatore ed ex tesoriere Luigi Zanda che già dopo l’approvazione della stessa delibera nell’ufficio di presidenza della Camera osservava: “Il taglio dei vitalizi è solo un pezzo di un processo di delegittimazione della politica e, conseguentemente, dell’attività parlamentare”. Non solo, ma sempre Zanda aveva presentato nel maggio dello scorso anno una proposta di legge sulle indennità parlamentari che, poi, fu costretto a ritirare di fronte al fuoco di fila pentastellato. I Cinque stelle, infatti, si scagliarono compatti contro l’aumento di stipendi per i parlamentari che, sostenevano, ne sarebbe scaturito. Non a caso proprio Salvini ha gioco facile stamattina nello smontare la contrarietà dem rispetto al passo indietro sui vitalizi e a parlare di “lacrime di coccodrillo” del Pd. Un messaggio in bottiglia anche per il Movimento? Di sicuro, c’è da scommettere che Lega ed M5s su questo terreno si incontreranno sempre più spesso nei prossimi mesi. Il M5s perché non può certo mollare una sua battaglia fondativa e la Lega perché ha, oltre alla questione migratoria, finalmente un altro ghiotto tema da cavalcare nelle piazze. Della serie: marciare divisi adesso per colpire in futuro uniti? Vedremo. 

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