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Politica
Il Pd “ruba” commissioni al M5S. Tutti i nomi del risiko

Se si è accantonata per ora l’idea di un rimpasto di governo è anche perché c’è un’altra partita di peso che a breve permetterà di rispolverare il sempreverde manuale Cencelli: l’appuntamento indifferibile di metà legislatura con il rinnovo delle presidenze di Commissione tra Camera e Senato. Ed è proprio su questo che i riflettori dei partiti di maggioranza sono puntati. Ed il motivo è semplice: di cambi al vertice, visto il nuovo colore del governo, se ne prefigurano parecchi. Solo la Lega, passata all’opposizione, detiene la guida di ben 10 commissioni permanenti tra Camera e Senato. Dieci poltrone da spartire. Ma non finisce qui perché anche alcune presidenze, ora in mano al partito di maggioranza relativa e cioè al M5s, che ne presiede ben 15, rientreranno per forza di cose nel risiko. Ed è su questo gioco a incastri che, seppure ancora sottovoce, si stanno esercitando gli sherpa dei vari partiti. Affaritaliani.it è in grado di anticipare in che direzione sta girando il vento e alcune mosse della partita a scacchi che M5s, Pd, Italia viva e Leu si apprestano a giocare.

Una cosa è certa, come trapela da fonti di Palazzo: entro l’estate la nuova geografia delle commissioni permanenti sarà chiusa. Un’altra certezza è che, di sicuro, dopo il maquillage, a passare all’incasso saranno Pd ed Italia viva che allo stato attuale esprimono soltanto due presidenze: Iv quella della commissione Difesa al Senato, con Laura Garavini, e il Pd quella Sanità di Palazzo Madama, con Stefano Collina.  Pure Leu, però, che già guida la commissione per la Semplificazione con Nico Stumpo e quella parlamentare d’inchiesta su Regeni con Erasmo Palazzotto, aspira ad un posto alla tavola imbandita delle commissioni permanenti. Finché si tratta di riequilibrare i pesi tra le forze politiche, comunque, il manuale Cencelli può dare un valido aiuto. Il problema casomai nasce nel caso di ambizioni nel perimetro dello stesso partito. Ed è quello che si sta già profilando nel Pd. Ad esempio per la presidenza della commissione Attività produttive della Camera, a guida Lega con Barbara Saltamartini. Qui, il braccio di ferro è tutto in casa dem, come raccontano insider vicini al dossier, ed è tra Gianluca Benamati, attuale vicepresidente di commissione e sponsorizzato dal ministro Dario Franceschini, e Gavino Manca, deputato vicino a Lotti.

Ma c’è un altro scontro tra i democratici che comincia a prendere forma e riguarda la commissione Lavoro di Montecitorio. In questo caso si tratta di una “tenzone” tutta al femminile: a contendersi la poltrona del leghista Andrea Giaccone sono Debora Serracchiani e Chiara Gribaudo. Non che a palazzo Madama il Lavoro non sia nelle mire dem. E’ vero che la commissione è a guida M5s, ma è altrettanto vero che il Movimento conduce le danze al ministero con Nunzia Catalfo. Ecco perché la senatrice Susy Matrisciano, che presiede l’ottava commissione, traballa. Il Pd punta le sue fiches su Tommaso Nannicini. Tuttavia, pure Iv ha la sua carta da giocare con Annamaria Parente. Anche in commissione Trasporti alla Camera le truppe cominciano a posizionarsi. In pole position per il Pd c’è Davide Gariglio, deputato vicino a Lotti, ma “non è detto che non entri in partita il parlamentare Claudio Mancini”, spiffera una fonte ad Affaritaliani.it. Anche se al momento è membro della commissione Bilancio - ha sostituito Francesco Boccia approdato al governo -, potrebbe essere lui l’altro nome in corsa per i Trasporti. “E’ un po’ una figura jolly - continua la fonte - ma soprattutto, dettaglio non da poco, è uomo di fiducia del ministro Gualtieri”. A sparigliare, tuttavia, potrebbe essere ad esempio Raffaella Paita di Italia viva. Come a dire: tra i due litiganti il terzo gode.

Ma Iv, a quanto confermano fonti incrociate dei partiti di maggioranza, spinge l’acceleratore soprattutto su Luigi Marattin per la guida della commissione Bilancio della Camera, al posto del leghista Claudio Borghi. D’altronde, quello di Marattin è un nome già circolato insistentemente per un ruolo al Mef, in caso di un rimpasto. Ma per il momento un rimpasto non è alle viste. Poco male per il partito di Renzi che, se incassasse questa presidenza, ci guadagnerebbe di certo rispetto a un ruolo di sottogoverno a via XX Settembre. Anche se qui il gioco si fa duro perché il Pd sarebbe intenzionato a schierare Fabio Melilli. Senza contare, inoltre, che prima o poi pure sulla commissione Finanze di Montecitorio si scateneranno gli appetiti. Sebbene la nuova presidenza si sia insediata da poco, infatti, il passaggio di testimone tra la cinque stelle Carla Ruocco, eletta a capo della commissione d’inchiesta sulle banche, e l’ex M5s Raffaele Trano risulta indigesto a tutti partiti di maggioranza. Difficile, quindi, che resti in sella. Chi salterà di sicuro è il presidente leghista della commissione Ambiente Manuel Benvenuto. Il Partito democratico punta su Chiara Braga. Leu, comunque, potrebbe aspirare a questa presidenza con Rossella Muroni.

Anche se il partito che esprime il ministro della Salute al governo punta molto sulla commissione Giustizia di palazzo Madama, guidata dal leghista Andrea Ostellari. Il nome in lizza è uno solo: Piero Grasso. L’ex presidente del Senato, d’altronde, era nella rosa dei papabili al ministero di via Arenula. Poi il guardasigilli è finito in quota M5s. Per Grasso sarebbe quindi un giusto risarcimento. “Senza contare - spiffera una fonte - che sarebbe un modo per ristabilire gli equilibri interni a Leu, dal momento che alla presidenza della commissione Semplificazione c’è Nico Stumpo, uomo di fiducia di Speranza”. Ma attenzione, perché la commissione Giustizia fa gola anche a Italia viva. Non a caso, dalla prescrizione alle intercettazioni, il partito di Renzi ha nella giustizia un suo bernoccolo. Al punto da aver tenuto esecutivo e aule col fiato sospeso durante tutta la partita della mozione di sfiducia al ministro Bonafede. Il nome che Iv potrebbe tirare fuori dal cilindro è proprio quello di Giuseppe Cucca. Pure alla Camera, però, sebbene la seconda Commissione sia a guida M5s (presidente è la deputata Francesca Businarolo), Italia viva il suo nome da spendere ce l’ha ed è quello di Lucia Annibali. Così come sa già su chi puntare per la commissione Istruzione del Senato. Al posto del leghista Pittoni, in rampa di lancio ci sarebbe la senatrice Daniela Sbrollini. Più difficile che si aprano i giochi nella commissione Cultura di Montecitorio, guidata dal fichiano Luigi Gallo. Ma, all’occorrenza, i renziani hanno il loro asso nella manica: l’ex sottosegretario alla Scuola Gabriele Toccafondi. Su una commissione, però, IV non ha intenzione di scendere a patti ed è la Difesa del Senato. Qui i renziani, infatti, puntano alla riconferma di Laura Garavini.

E’ chiaro che i Cinque stelle, dall’alto delle 15 commissioni permanenti che presiedono, giochino per lo più in difesa. Anche se qualcosa dovranno cedere. Nei corridoi si fa sempre più forte la voce, per esempio, di Piero De Luca che il Pd vorrebbe alla guida della commissione Politiche Ue di Montecitorio. Se così fosse, quindi, l’attuale presidente M5s, Sergio Battelli, dovrebbe liberare la scrivania. Ma è soprattutto sulle commissioni Affari esteri dei due rami del Parlamento che si concentrano le attenzioni del partito di Zingaretti. Nel mirino, c’è il tandem Marta Grande (alla Camera) - Vito Petrocelli (al Senato). La ragione? “Gli esteri sono tutti in mano al Movimento. C’è Di Maio alla Farnesina - spiegano nei Palazzi - ecco perché è giusto un riequilibrio”. All’occorrenza al Nazareno hanno già i nomi pronti: alla Camera il cavallo su cui puntare è Lia Quartapelle, parlamentare, tra l’altro, vicina a Gentiloni. Neppure su Palazzo Madama il Pd si farebbe trovare impreparato. Il nome che circola è infatti quello di Alessandro Alfieri, vicino alla corrente Lotti. Ma al di là dei posizionamenti, per Alfieri parla il curriculum, con cinque anni trascorsi nella diplomazia del Ministero degli Esteri tra il ‘97 e il 2001. Più aggredibili in casa dem, infine, sono commissioni come le Affari costituzionali e Agricoltura del Senato, entrambe a guida Carroccio. Sulla prima i democrat vorrebbero che a presiederla fosse Dario Parrini mentre sulla seconda nella rosa dei nomi figurano sia Mino Taricco sia Dario Stefano, attualmente vicepresidente della commissione Bilancio. Insomma, i partiti di maggioranza ne hanno di lavoro. Far collimare le caselle e completare il puzzle non sarà un gioco facile. Nessuno, c'è da scommettere, starà a guardare. Tutti in pista per il gran valzer dell’estate.

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