Italicum, il ministro Boschi: non si blocca la riforma
In vista dell'elezione del nuovo presidente della Repubblica, le forze politiche alzano la posta anche sulla legge elettorale. E annunciano battaglia, minacciando una cascata di emendamenti. Per questo il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi ha ammonito le opposizioni a non fermare l'iter dell'Italicum: "Sono state accolte molte delle proposte alternative ma non possiamo immaginare che continue richieste modifica siano un modo per bloccare la legge elettorale".
"Non possiamo permetterci di tornare a votare senza aver legiferato - ha aggiunto Boschi rplicando in aula al Senato - e senza che il parlamento abbia dato al paese una nuova legge elettorale. Tocca a noi scriverla e farlo nel modo più condiviso e ampio possibile". Concludendo che l'Italicum è una legge "che mette fine all'inciucio, rottama il consociativismo e può ridare un ruolo alla politica".
Intanto Silvio Berlusconi cerca di serrare i ranghi del suo partito attorno alla legge elettorale. Per questo l'ex cavaliere ha incontrato il suo principale oppositore, Raffaele Fitto: lo scopo è quello di tentare di smussare le tensioni interne al partito, che si sono manifestate con toni anche tesi ieri sera durante la riunione del gruppo al Senato.
Berlusconi vorrebbe riannodare i fili del dialogo con l'europarlamentare azzurro, in vista dell'elezione del nuovo Capo dello Stato e del voto sulla legge elettorale, visto che Fitto dispone di un pacchetto di voti di almeno una quarantina di parlamentari. Ieri sera, raccontano, i senatori azzurri riuniti a palazzo Grazioli da Berlusconi hanno assistito a un duro scontro tra il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, e Denis Verdini, sulla linea politica del partito. A far scoppiare la miccia, a quanto raccontano, è stata la richiesta esplicita della senatrice Bonfrisco (annoverata tra i dissidenti azzurri) circa l'atteggiamento di Forza Italia sul premio alla lista e sulla soglia al 3%. E, sempre stando ai racconti, Berlusconi avrebbe spiegato che nel caso la norma passasse FI non potrebbe votar l'Italicum in quanto in questo momento nessun partito è in grado da solo di competere con il Pd. A quel punto è intervenuto Denis Verdini (vistosamente irritato, spiegano alcuni dei presenti) dicendo che la legge elettorale va votata, perchè abbiamo fatto un accordo con il Pd e soprattutto perchè è il viatico per essere coprotagonisti della partita Quirinale. Sarebbero, quindi, volate parole grosse.
Dopo la riunione, Berlusconi - che ha ricevuto a cena Bossi e Calderoli - si è intrattenuto con i suoi, cercando di stemperare il clima e assicurando ai fedelissimi che FI non si tirerà indietro sull'Italicum. Ma quanto accaduto ieri sera ha messo ancor più in allarme il Cavaliere sulla tenuta dei gruppi in vista del voto per il Colle. Da qui l'incontro con Fitto - contatti tra i due si erano già succeduti ieri e nelle giornate precedenti - per tentare di ricompattare le truppe. Il timore del Cavaliere, viene spiegato, è che in Aula sulla legge elettorale - il cui iter i fittiani vorrebbero venisse interrotto fino all'elezione del Capo dello Stato - i dissidenti azzurri possano fare numero con la minoranza Pd e le opposizioni per far saltare il banco. E per il leader di FI sarebbe un prezzo troppo alto da pagare, in quanto ne conseguirebbe l'esclusione dalla partita Quirinale e, soprattutto, dalla possibilità di avere la strada spianata per una ritrovata agibilità politica.
C'è poi la 'questione pallottoliere': Berlusconi deve poter assicurare a Renzi almeno 140-150 voti dei suoi grandi elettori per il Colle e, al momento, considerando anche gli azzurri delle regioni, il Cavaliere non ha la certezza sui numeri di cui dispone Fitto.