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Politica
Khashoggi, Renzi: "Contro di me attacchi strumentali"

Khashoggi: Renzi, contro me attacchi strumentali - "Ricevo molti attacchi da PD, Leu e soprattutto Cinque Stelle che, strumentalizzando una tragedia come quella dell'uccisione del giornalista saudita Khashoggi, mi invitano a chiarire rispetto alla mia partecipazione all'evento 'Neo-Renaissance' di Riyad". Lo scrive Matteo Renzi sua enews, rispondendo alle polemiche. A chi gli chiede se svolga "attivita' stile conferenze o partecipazione ad advisory board o attivita' culturali o incarichi di docente presso universita' fuori dall'Italia", Renzi risponde che "si'" lo fa, che "sono previste dalla legge" e che riceve "un compenso sul quale pago le tasse in Italia. La mia dichiarazione dei redditi e' pubblica. Tutto e' perfettamente legale e legittimo", spiega. Poi, parlando del programma Vision2030, Renzi spiega che "rispettare i diritti umani e' una esigenza che va sostenuta in Arabia Saudita come in Cina, come in Russia, come in tutto il Medio Oriente, come in Turchia. Ma chi conosce il punto dal quale il regime saudita partiva sa benissimo che Vision 2030 e' la piu' importante occasione per sviluppare innovazione e per allargare i diritti". Riguardo la vicenda Khashoggi, "ho condannato gia' tre anni fa quel tragico evento - spiega Renzi - e l'ho fatto anche nelle interviste" e "su tutti i giornali del mondo. Difendere i giornalisti in pericolo di vita e' un dovere per tutti. Io l'ho fatto sempre, anche quando sono rimasto solo, come nel Consiglio Europeo del 2015, per i giornalisti turchi arrestati. Difendere la liberta' dei giornalisti e' un dovere, ovunque, dall'Arabia Saudita all'Iran, dalla Russia alla Turchia, dal Venezuela a Cuba, alla Cina".

Khashoggi, bufera su Renzi. Pd: "Spieghi i suoi rapporti con l'Arabia Saudita"

Matteo Renzi deve chiarire i suoi rapporti con il principe ereditario dell'Arabia Saudita Mohammed Bin Salman e troncare la collaborazione con la fondazione Future Investment Iniziative. A riaccendere le polemiche la pubblicazione da parte dell'amministrazione americana del rapporto della Cia con le prove del coinvolgimento del principe saudita nell'omicidio del giornalista del Washington Post Jamal  Khashoggi. "Matteo Renzi aveva detto che dopo la crisi avrebbe chiarito i suoi rapporti con l'Arabia Saudita e il 'grande principe ereditario'. Lui non ha ancora detto nulla, ma ci ha pensato Joe Biden. Chiarire ora non è solo questione di opportunità, ma di interesse nazionale", scrive allora l'ex ministro del Sud e dirigente del Pd, Peppe Provenzano.

Una richiesta di chiarimento condivisa con il compagno di partito e vicepresidente dei deputati dem, Michele Bordo. "Renzi ci dica anche se è ancora convinto che in Arabia Saudita sia in atto un nuovo Rinascimento e che il principe ne sia addirittura l'interprete. Da quello che emerge in queste ore non mi pare proprio. Verificheremo se sia il caso di assumere una iniziativa parlamentare: dobbiamo chiarire questa vicenda. Si tratta di un tema di sicurezza nazionale ed è utile che un senatore della Repubblica, che ha avuto un ruolo importante nella nascita di questo governo, chiarisca realmente i suoi rapporti". E il dem Gianni Cuperlo aggiunge su Facebook: "Renzi aveva annunciato che, una volta archiviata la crisi di governo, avrebbe offerto le motivazioni di quella sua iniziativa. E' opportuno che lo faccia. Se possibile presto".

Anche il Movimento Cinque Stelle incalza l'ex presidente del Consiglio. Gianluca Ferrara, capogruppo nella commissione esteri del Senato rievoca l'omicidio di Khashoggi: "Roba degna del più buio Medioevo, altro che Rinascimento. Mentre lui andava in Arabia Saudita a tessere le lodi di un regime assassino, il governo di Giuseppe Conte e la Farnesina guidata da Luigi Di Maio bloccavano ogni vendita di armi verso quello stesso regime. Tra cui le bombe usate in Yemen che Renzi aveva deciso di vendere all'Arabia Saudita nel 2016".

Dure anche le critiche di Nicola Fratoianni, sottosegretario di Sinistra italiana: "Renzi aveva promesso di rispondere sui suoi rapporti con quel regime dopo la fine della crisi di governo, è arrivato quel momento. Ora chiarisca per trasparenza e per dovere di onestà nei confronti dei cittadini italiani".

Anche perché la fondazione del principe saudita ha un ruolo fondamentale nella vita del suo Paese. La Future Investment initiative, Renzi siede anche nel board, è il cuore del potere di Mohammed bin Salman, la vetrina che ha costruito per il mondo. Creata cinque anni, la Davos nel deserto (come è chiamata) ha puntato in questo periodo a portare nel regno i più importanti protagonisti della finanza e dell'economia mondiale, da Christine Largarde a Masayoshi Son per convincere il mondo del nuovo corso saudita: solo i fedelissimi hanno una poltrona nel Board o personaggi il cui prestigio internazionale serve ad elevare e legittimare il profilo del principe.

E' gestita dal PIF, il fondo di investimento sovrano che è la longa manus del principe nel mondo della finanza e degli affari internazionali e che controlla buona parte dell'economia saudita. Qui Mbs ha fatto alcuni dei suoi annunci internazionali più importanti, dalla lotta all'Islam estremo all'investimento di miliardi di dollari in Neom, la cosidetta città del futuro. Non c'è altra piattaforma che il principe abbia usato nella stessa maniera per lanciare la sua immagine di riformatore devoto alla modernità e a un futuro diverso per il suo Paese: non a caso è qui che è stato evidente il ruolo di pariah che il principe si è guadagnato nella comunità internazionale dopo il delitto Khashoggi. Nel 2018, buona parte degli invitati disertarono l'evento proprio dopo l'omicidio del giornalista.

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