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Politica
L’attualità del pensiero liberale in tempo di pandemia

Tra l’altro, trascurando comparti ben più a rischio contagio di quello scolastico: per esempio i Trasporti.

Potevamo rivolgerci ai privati e utilizzare gli autobus turistici, i taxi e le NCC, tutti parcheggiati e bloccati dal Covid, per decongestionare il Trasporto pubblico. Invece si sa, le cose più difficili da fare in Italia sono sempre quelle a costo zero.

A proposito di privati e di “blocchi”, nel libro del Ministro Speranza, bloccato e ritirato dal mercato per incompatibilità con la realtà, si guardava al Covid come a una formidabile occasione per la Sinistra, nell’ottica di ridisegnare gli equilibri sociali (e non certo secondo i principi del Liberalismo). Quanto è preoccupante un’affermazione del genere?

Posso dire una cosa? A me Speranza è simpatico: infatti dice quello che molti altri, soprattutto nel PD, pensano ma non hanno il coraggio di dire. Da buon nostalgico dell’era che fu e da iperstatalista, quando dice le cose sa che l’egemonia culturale della sinistra è nelle sue corde. Tuttavia ripeto, mi è simpatico: preferisco gli avversari politici che si lasciano guardare direttamente negli occhi, in modo sincero.

Presidente Benedetto, secondo Luigi Einaudi chi si occupa con solerzia della gestione della propria casa è anche un Cittadino esemplare. L’immobiliare però, da bene rifugio per eccellenza degli Italiani, è diventato anche “bersaglio immobile” per eccellenza di un fisco predatorio e di una burocratizzazione selvaggia. Perché ostinatamente non si vuole cambiare rotta?

Se mi lascia fare una battuta, perché il Ministro Speranza e i Colleghi di area possano introdurre la patrimoniale! Detto questo, in Europa abbiamo il debito pubblico più alto ma anche la ricchezza immobiliare più consistente. E questo, visto dall’osservatorio di Paesi come la Germania e l’Olanda, diventa motivo e richiesta di compensazione fra i due aspetti. Attenzione però, non possiamo permettere che un patrimonio così prezioso, costruito grazie agli sforzi e ai sacrifici dei nostri Padri e Nonni, venga eroso a colpi di balzelli. Rischiamo di fare la stessa fine dell’antica nobiltà palermitana, che tirava avanti vendendo pezzo dopo pezzo il patrimonio di famiglia, il più delle volte senza lavorare. Mi piacerebbe che per la nostra Italia non si prospettasse questa fine.

Infatti su questo tema non sembra essersi fatto molto nelle battute di avvio del nuovo Governo. Presidente Benedetto, anche qui, gattopardescamente parlando “bisogna che tutto cambi perché tutto resti come prima”?

Questa domanda si traduce in un’altra: Draghi è liberale? Di certo non mi pare che sia un liberista ma nutro seri dubbi sul fatto che sia un liberale su temi come la Giustiza e i Diritti Civili. Nondimeno penso sia l’unico Presidente del Consiglio possibile in questa contingenza storica, con il Recovery Plan da organizzare e gestire. Qui mi fermo, l’operato del Governo nella sua variegata compagine e nelle sue antipodali sensibilità è tutt’altro discorso. Presidente Benedetto, i recentissimi dati pubblicati da Confcommercio fotografano una situazione in cui 1 azienda su 10 è vittima della criminalità, 300.000 imprese sono in pesante crisi di liquidità e 40.000 Imprenditori si trovano sotto scacco degli usurai. Non pensa che, se lo Stato fosse più amico e meno vessatore, oggi saremmo qui a commentare dati diversi? Ci sono al contempo poco Stato e troppo Stato. Poco Stato nel perseguire crimini ed estorsioni e troppo Stato nel creare le condizioni per il loro attecchimento. Non è con i ristori, con il divieto di licenziamento o con il blocco degli sfratti che l’economia risorge. Ristorare significa regalare un pesce e sfamarsi per un giorno; all’Italia invece serve una canna da pesca con una buona lenza, per imparare a pescare, per sempre. La strada è una sola: abbattere in primis il mostro tentacolare della burocrazia, in tutte le sue forme.

Sabato scorso la Fondazione Einaudi ha ricordato il suo Fondatore, Giovanni Malagodi, scomparso il 17 Aprile del 1991. Che cosa ha rappresentato e rappresenta per il pensiero liberale?

Un gigante, con doti intellettuali e umane senza pari. Ha raccolto il testimone di Luigi Einaudi, divenendo il più importante leader liberale della seconda parte del secolo scorso. Voglio ricordare alcune sue battaglie storiche, come quella contro la nazionalizzazione dell’energia elettrica, o quella avverso la costituzione delle Regioni a statuto ordinario che, secondo Malagodi, sarebbero divenute carrozzoni burocratici e clientelari. Si oppose al Centro-Sinistra, preconizzando le storture poi generatesi nel Paese a seguito di un’alleanza giudicata fallimentare dalla Storia. Presidente tra l’altro anche dell’Internazionale Liberale, non fu un Europeista ma un “Cittadino d’Europa”: questa mi sembra l’espressione più felice e completa per ricordarlo.

Presidente Benedetto, il termine “crisi” in Greco significa “scelta”, ovvero momento storico passibile di evolvere positivamente o meno a seconda delle decisioni che vengono prese. Come si declina in senso liberale?

Bisogna decidere che cosa desideriamo per il nostro futuro. Se un grande padre statale opprimente e oppressivo oppure un domani in cui – come diceva lucidamente Einaudi – dall’uguaglianza dei punti di partenza si possa poi crescere e maturare “liberamente diseguali”. Purtroppo temo che, in Italia, coloro i quali la pensano così siano ancora minoranza.

Per concludere, Presidente Benedetto, che cosa c’è nel futuro della Fondazione Luigi Einaudi?

Voglio rispondere citando le preziose e incoraggianti parole di Hilde Vautmans, Presidente dell’ELF (European Liberal Forum): “la Fondazione Luigi Einaudi ci dimostra che esiste ancora una speranza per il Liberalismo in Italia”. Questo mi sembra l’augurio, e l’auspicio, più bello.

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