La Cancellieri e i Ligrestos, storia italiana
La Cancellieri giurò fedeltà alla Costituzione, davanti a Napolitano. E non all'influente e munifico don Totò Ligresti. Si tratta di un caso, delicato, ben tratteggiato dalla penna satirica di Giannelli sul "Corsera", che evidenzia raccomandazioni ma non reati.
E, paradossalmente, la ex prefetta di Bologna potrebbe citare a sua difesa quanto disse alla figlia la compagna di Ligresti. La signora bocciò il comportamento della ministra, dalla quale la famiglia dell'influente costruttore siciliano si sarebbe aspettata molto di più. Insomma, segnalazioni, pressioni, santi in Paradiso e governanti a mezzo servizio tra sobrietà istituzionale e favori privati.
Compete alla sensibilità del premier, inflessibile con le indifese Idem e Biancofiore, e a quella dell'interessata valutare, presto, se, per il governo e per i cittadini, si possa continuare, nel Palazzo, assediato da Grillo, a dimostrare queste concezione e prassi in ruoli così delicati, in un Paese, che ancora non si allontana da quell' "Italia alle vongole", in cui tutti vogliono, veltronianamente, bene a tutti - ma a Giulia Ligresti molto di più che al povero Stefano Cucchi-di cui parlò, da par suo, Ennio Flaiano.
Pietro Mancini