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Politica
La politica conta poco e la Rai decide chi comanda. Zingaretti è nero

(da www.secoloditalia.it)

Che commedia, ragazzi, che teatro ‘sta politica. Ormai si va avanti a dispetti e colpi di sfiga gettati in televisione. E’ il circo Italia con i contendenti che si scelgono gli avversari e gli altri restano in finestra a rosicare. Del gran duello da Bruno Vespa si è abbondantemente parlato e non saremo noi a tornarci su, era roba per tifoserie quella tra i due Mattei, Salvini e Renzi. Quel che più conta è la parte che i due si sono ritagliati grazie a mamma Rai, puntando a fregare,  in una spettacolare eterogenesi dei fini, Di Maio e Zingaretti. Con Conte che ogni giorno prega un Santo diverso – ovviamente – sperando di azzeccare quello giusto per restare a galla.

La prima Camera la presiede Bruno Vespa

Non è affatto normale quello che è accaduto, anche se Porta a Porta ha dimostrato ancora una volta di essere trasmissione Top. Altro che Montecitorio e Palazzo Madama, si mettano in fila: la prima Camera la presiede Bruno Vespa, che decide chi comanda. Ma che la sfida si sia svolta tra il capo del partito più in vetta nei sondaggi e quello che sta molto più giù, è comunque qualcosa che sarebbe difficile spiegare alla stampa estera.

Al Nazareno sanno che Zingaretti sta nero (ma non da oggi…) e voglia strozzare i capi dell’azienda del servizio pubblico. Al settimo piano di viale Mazzini non sanno come fare per placarlo, visto che di fedelissimi del capo del Pd ce ne sono pochini. Renzi ne ha fatte più di Carlo in Francia quando comandava lui e i suoi stanno ancora tutti lì. Ovviamente, la megaesposizione di Renzi non aiuta Zingaretti e su questo Salvini si gioca la sua partita. Fregato nella corsa al voto anticipato proprio per la sottovalutazione del leader che ora si è fatto il suo partitino, il Capitano leghista con un colpo ne mena tre. Frigge Zingaretti, Di Maio e Conte dando statura di interlocutore all’altro Matteo. E’ evidente che lo stesso premier non può certo stare sereno…

La Rai retrocede Conte, Di Maio e Zingaretti a nani della politica

In pratica, viale Mazzini ha retrocesso a nani della politica quelli che hanno fatto il governo, mentre fa giganteggiare quello che il partito lo ha fatto dopo il giuramento di ministri e sottosegretari. L’unico che fatica a capirci qualcosa, al solito, è Luigi Di Maio, che ancora non si rende conto di che cosa gli sta capitando e non ne azzecca una. Forse si risveglierà il giorno dopo il voto umbro, con la scoppola che i Cinquestelle rimedieranno a fianco del Pd.

In questa fase, il solo rischio che corre Matteo Renzi è sentirsi attribuire la fama di portajella, dopo il ricovero con dimissioni immediate di Matteo Salvini, sbeffeggiato in tv come uno che mangia troppo. L’anatema è arrivato a segno ieri mattina, proprio dopo il duello da Vespa.

Ma la parte se la sono scelta entrambi. E sabato si replica, con la Leopolda versus piazza San Giovanni, nello stesso giorno. Anche i numeri sono identici per sproporzione, tra il circo di Firenze e la vecchia piazza rossa di Roma. La differenza è che Renzi è solo con i suoi. Lo schieramento di Salvini è molto più ampio, con la Meloni e, se si decide sul serio, Silvio Berlusconi. Gli altri tre, Conte, Di Maio e Zingaretti, guardano senza nemmeno poter applaudire.

 

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