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Politica
“La riforma del Mes? Via libera assurdo, contraddetto il nostro programma”

Nessun veto dell’Italia, nel corso dell’Eurogruppo di ieri, alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità. Questo è un dato di fatto. Così come lo è la posizione espressa ieri dal capo politico del Movimento cinque stelle Vito Crimi che ha dettato la linea sul tema. Una linea di non opposizione all’approvazione delle modifiche del trattato. Tutto risolto, dunque? Non proprio. Soprattutto in casa M5s dove la contrarietà sull’intera vicenda Mes, che si tratti della riforma o della linea di credito da 37 miliardi sulla sanità, rimane ai massimi livelli. E l’europarlamentare pentastellato Ignazio Corrao è tra i primi ad esternarla. Intervistato da Affaritaliani.it, infatti, non le manda a dire: “A me sembra assurdo che Crimi, o chi per lui, decida di cambiare una posizione che era parte integrante del nostro programma, senza nessuna discussione interna e senza nessun titolo”.

Corrao, ormai il veto è caduto. Come se ne esce?
Noi, purtroppo, come europarlamentari, non abbiamo competenza perché si tratta di un trattato intergovernativo. E’ una questione che va risolta tra gli Stati, è una vicenda che riguarda il governo italiano.

Che, però, ieri ha imboccato la sua strada.
A me sembra molto strano l’atteggiamento del governo italiano che l’anno scorso era contrario e adesso ha avallato la stessa riforma. Forse il Mes è come il vino che migliora invecchiando? Per me e per una parte del Movimento cinque stelle è inaccettabile. Anche perché è la stessa cosa che abbiamo sempre criticato al centrodestra, quando dieci anni fa, a cavallo tra il governo Berlusconi e il governo Monti, fu sottoscritto il Trattato, e cioè l’aver dato il via libera a uno strumento di austerity. Si tratta, infatti, di una minaccia vigente, a prescindere dal fatto che lo si attivi o meno, proprio per l’eventualità di trovarsi costretti ad attivarlo.

C’è un problema di visioni differenti nel Movimento, visto che ieri Crimi ha dato una linea precisa. Non le pare?
Bisogna chiedersi chi ha dato quel mandato? E a nome di chi?

Si spieghi.
E’ semplice: nel M5s la posizione rispetto al Mes non è mai cambiata. Tra l’altro, non è una posizione creata in corsa. Era presente nel programma elettorale il punto di smantellarlo. Ecco perché a me pare ancora più assurdo che Crimi, o chi per lui, abbia deciso di cambiare una linea che era, lo ripeto, parte integrante del programma, senza nessuna discussione e senza nessun titolo. Perché, comunque, va ricordato che non ci sono state elezioni di leadership nel Cinque stelle da quando è iniziata la legislatura.

ll presidente della commissione Bilancio della Camera, il leghista Claudio Borghi, ha parlato di una “responsabilità penale” in capo al ministro Gualtieri per un sì privo di mandato. Che ne pensa?
Il tema non è giuridico, ma politico. Ed è proprio sul fronte politico che la forza di maggioranza relativa - e cioè il Movimento - dovrebbe risultare incisiva. Ed essendo il M5s nettamente contrario a questi strumenti di austerity, dovrebbe costituire, giocoforza, una sorta di linea rossa. Quella, appunto, di bloccare questo tipo di riforma o, comunque, di non sostenerla, chiedendo, invece, che sia fatto qualcosa di diverso. Per me è improponibile qualsiasi azione diversa da questa.

E a questo punto che si fa?
La componente parlamentare del Cinque stelle dovrebbe far valere il proprio programma. Se io fossi un eletto nel Parlamento italiano farei presente che non si può assolutamente passare sopra a questa decisione.

Intanto, Forza Italia, sia attraverso la senatrice Ronzulli proprio sul nostro giornale e sia per bocca del suo leader Silvio Belrusconi, ha annunciato che in Parlamento voterà contro la riforma del Mes uscita dall’Eurogruppo. Una posizione più netta del M5s, non le pare?
Ed è quanto dire. Spero che chi ha avallato la riforma capisca di aver fatto un errore, siamo ancora in tempo per bloccarla.

Non le è piaciuto il metodo, insomma.
E’ una questione di metodo, ma anche di merito. Se Crimi avesse posto al M5s il problema del dare o meno mandato al ministro Gualtieri, la risposta sarebbe stata negativa, per come conosco io il Movimento. Ipotizzare che, con una votazione, anch’essa improbabile, la base avesse potuto decidere di bypassare il programma e dare il via libera a simili strumenti di austerity, è a dir poco fantasioso. Anche perché gli stessi che stanno adesso dando il via libera alla riforma hanno criticato il centrodestra per aver negoziato il vecchio Trattato, poi sottoscritto da Monti. Quindi, mi pongo una semplice domanda.

Quale?
Noi Cinque stelle che abbiamo criticato per anni il vecchio Mes ora in vigore, come possiamo dare il nostro sostegno a uno strumento ancora peggiore? Non c’è dubbio che si tratti di una decisione irragionevole e senza spiegazione politica alcuna.

Crimi, però, ribadisce pure che l’Italia non ha alcun bisogno di fare ricorso al Mes.
Quando Crimi dice che non lo attiveremo sostiene una cosa assurda. Anche il vecchio Mes non è stato attivato, ma rimane il fatto che è uno strumento negoziato che crea un vincolo e pure un pericolo per qualsiasi governo che verrà. A meno che non sia convinto di governare per sempre e poter evitare eventi esterni.

In che senso si crea un pericolo?
Nel senso che se il Paese si trovasse in un momento delicato di esposizione, tra spread e debito insostenibile, e gli fosse chiesto di attivarlo, non potrebbe tirarsi indietro dopo averlo sostenuto. Di fronte a tale quadro, voglio solo sperare che Crimi abbia dato una linea senza sapere di cosa stesse parlando.

A lei non è andata giù neppure la posizione espressa, tra gli altri, dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio a proposito della patrimoniale.
Anche qui parliamo di un tema su cui non c’è una posizione ufficiale perché non c’è mai stata una discussione interna. Io non sono favorevole alla proposta Fratoianni-Orfini, ma dico che se discutessimo di soglie più alte, non sarebbe sbagliato chiedere a chi ha milioni e milioni di euro un piccolo sacrificio, anziché chiederli sempre a chi ha poco. Non si tratterebbe, infatti, di tassare la classe media. Magari 500 mila euro è una soglia rischiosa, ma se partiamo da una soglia di 5 milioni di euro, per esempio, il discorso cambia. Peraltro, su una patrimoniale “alta” si fa tanto terrorismo mediatico sulla classe media che non ne sarebbe minimamente toccata e dovrebbe essere più che d’accordo, visto che è quella che paga di più.

Ancora una volta si torna, però, al nodo dei nodi in casa M5s e cioè al confronto interno che latita.
A questo serviva un congresso e cioè si doveva provare pure a dirimere questioni tematiche. Così, invece, è ovvio che le cose non funzionino. Non è possibile che chiunque si svegli la mattina e abbia determinate posizioni possa dettare la linea a tutti, secondo la sua personale sensibilità. E ciò non vale solo per l’emendamento sulla patrimoniale. Anche se, magari, proprio su tale tema, aprire una discussione chissà che non porterebbe a una contro-proposta migliorativa da parte del M5s, a partire per esempio da una soglia di 4-5 milioni, come dicevo. Ecco perché ripeto: serve discutere e confrontarsi.

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