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Politica
Landini attacca Di Maio ma si scorda dei bilanci sindacali segreti

Maurizio Landini ieri sera da Lilli Gruber a Otto e Mezzo (La 7) ha risposto a Luigi Di Maio che ha annunciato che presto si metterà mano ad una riforma dicendo che lui il suo stipendio se lo paga con i soldi suoi e non con quelli delle tasse, come invece fanno quei cattivoni di Di Maio e dei suoi colleghi parlamentari.

Non contento, in preda a pernicioso populismo sindacale e imbeccato dalla Gruber, ha poi detto che “Di Maio dice sciocchezze, la mia busta paga è pubblica”.

Ma tanto pubblica non deve essere se poi occorre chiederglielo esplicitamente quanto prende.

E alla domanda di quanto prendesse Landini ha detto 3.700 € netti (che saranno almeno 7.000 lordi) che in effetti fanno un po’ pensare visto che nell’ ex Unione Sovietica, patria ideale di Landini, un “compagno Ingegnere” prendeva poco di più di un “compagno operaio” cioè pochi rubli e che Landini operaio lo è davvero, sebbene in aspettativa.

Insomma il nuovo capo della Fiom la butta sulla grana, ma non dice la cosa più importante e che cioè i sindacati hanno il bilancio segreto (sembra che solo la Cisl li pubblichi). Un’anomalia assurda, visto il numero degli iscritti che si conta in milioni e il potere che essi hanno.

Del resto la battaglia per rendere pubblici i bilanci non è stata fatta certo solo dalla destra o dalle persone di buon senso, ma lo stesso Marco Pannella, liberale, ne fece un cavallo di battaglia purtroppo inascoltato.

Inoltre, il vicepremier pentastellato fa benissimo ad intervenire sui sindacalisti che non hanno una pensione d’oro ma bensì di platino. E qui, Landini che capisce velocemente, se ne esce con un eloquente che “se qualcuno ha sbagliato pagherà”. Meno male.

Il sindacato in Italia ha un vero e proprio potere di interdizione e sarebbe bene che i bilanci non fossero pubblici, ma pubblicissimi, cosa che ancora non è.

Fa bene quindi Di Maio a mettere mano ad una riforma che regoli anche il sindacato dal punto di vista finanziario, ma anche da quello dei distacchi sindacali, come paventa giustamente Landini. Il sindacalista deve essere al servizio del lavoratore e non il contrario.

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