Latorre ad Affari: convergenza con il Pdl sul semipresidenzialismo
Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani

"Il sistema più efficace e rodato è il semipresidenzialismo alla francese, con una legge elettorale maggioritaria a doppio turno e l'elezione diretta del Presidente della Repubblica". Nicola Latorre, senatore del Pd, con una intervista ad Affaritaliani.it cerca la convergenza con il Pdl sulla riforma della Costituzione in senso semipresidenziale, ma "con dei bilanciamenti. Serve una legge sul conflitto di interessi". E sull'ineleggibilità del Cavaliere: "Deve essere discussa in Aula, ma non possiamo ignorare che per 20 anni una fetta dell'elettorato lo ha votato" senza che nessuno dicesse nulla.
Senatore Latorre, durante la scorsa campagna elettorale il Pdl propose di introdurre il semipresidenzialismo, un antidoto contro l'immobilismo del governo. Adesso se ne sta tornado a parlare e anche nel Pd qualcuno apre uno spiraglio. Lei che cosa ne pensa?
"Dobbiamo partire da un presupposto: quella che stiamo attraversando è una crisi di sistema e non sarà con qualche piccolo accorgimento che noi ridaremo stabilità e forza alle nostre istituzioni, alla democrazia".
Con una riforma costituzionale che introduca il semipresidenzialismo invece sì?
"Il nostro sistema istituzionale è inadeguato, la fiducia nella politica è ai minimi. Il rischio vero è che si affermi una idea di uscita dalla crisi in chiave iper-presidenzialista, una iattura per il Paese. Noi invece dobbiamo saper coniugare la domanda che c'è di partecipazione diretta dei cittadini a tutte le scelte della politica, con un giusto equilibrio nella tenuta dei luoghi della mediazione, politica e sociale, cioè i partiti. In questo quadro credo che il sistema più efficace e rodato è il semipresidenzialismo cosiddetto alla francese, con una legge elettorale maggioritaria a doppio turno, l'elezione diretta del Presidente della Repubblica e con una serie di bilanciamenti".
Di che genere?
"Ad esempio un legge molto rigorosa sul conflitto di interessi, che però non deve riguardare solo Berlusconi, ma che eviti ogni rischio per il futuro".
Con il Pdl si possono trovare convergenze per questo pacchetto di riforme?
"Alla fine ogni ragionamento lascia il tempo che trova se non c'è la volontà politica di perseguire questi obiettivi. Se c'è il convincimento un accordo con il Pdl si trova. Secondo me, visto il periodo che stiamo vivendo, se non portiamo a casa questi obiettivi pagheremo un prezzo altissimo. Le riforme sono un nostro dovere morale e politico".
Come lei ha detto servono una serie di bilanciamenti, che cosa pensa della ineleggibilità di Berlusconi?
"Per prima cosa è bizzarro che a porre il problema dell'ineleggibilità siano coloro i quali, rinunciando a fare una maggioranza con noi, hanno riabilitato politicamente Berlusconi. L'ineleggibilità deve essere discussa in Giunta e poi in Aula con estremo rigore. Naturalmente dobbiamo tenere conto che fino ad oggi i sistemi di verifica che la legge costituzionale affida al Parlamento hanno consentito a Berlusconi di essere eleggibile. Quindi non possiamo non considerare una prassi che dura da 20 anni e che per 20 anni una fetta dell'elettorato ha votato per Berlusconi".