Politica
Lavoro, italiani troppo "signori" e le imprese chiedono i migranti
La società contemporanea è una società signorile di massa dove tutti ci sentiamo "signori" dediti al raggiungimento dei vari status symbol
Migranti, dal governo Meloni il provvedimento con il più cospicuo "ingresso" di lavoratori stranieri mai approvato
La decisione del Governo Meloni di istituire una quota triennale di ingressi regolari per stranieri, cosiddetto decreto flussi, potrà far sorgere una domanda in molti elettori della maggioranza parlamentare che dichiarava in campagna elettorale il "blocco navale".
Dalle continue richieste di molti settori economici, ecco il provvedimento con il più cospicuo "ingresso" di lavoratori stranieri mai approvato, quasi 500 mila posti. La risposta a questa decisione è alquanto semplice nella comprensione, ma di difficile applicazione.
LEGGI ANCHE: Meloni: "Io e Morawiecki d'accordo. Fermare i migranti prima che arrivino"
La società contemporanea è una società signorile di massa (è un concetto politicamente scorretto-Ricolfi dixit) dove tutti ci sentiamo "signori" dediti al raggiungimento dei vari status symbol amplificati dal mondo dei social.
Apparenza, immagine, egocentrismo e individualismo. È logica conseguenza che molti datori di lavoro (tra cui anche molte famiglie in fatto di badanti, colf e baby-sitter) affermano di avere la necessità di lavoratori specializzati o di persone che svolgano lavori che gli italiani non svolgono più.
Mentono sapendo di mentire, ma la totemica ingordigia di guadagno porta a queste richieste. Tutte le forze politiche si rivolgono a quella quota parte di popolazione a quel 51% che si reca alle urne ed esprime il suo consenso elettorale che rispecchia le sue "esigenze" edonistiche. Poi esistono, centinaia di lavoratori, anche diplomati, laureati su cui lo Stato ha investito risorse cospicue che rimangono sottopagati o inoccupati nella più profonda depressione.
Se queste notizie fossero state udite 40 anni fa si sarebbe bloccato il Paese con scioperi e manifestazioni. E' necessario un cambio radicale di stile di vita globale. Ne saremo capaci? Ne dubito fortemente.