Politica
Manovra, maggioranza in alto mare sulle modifiche. Alla fine deciderà Meloni, scontentando sia Tajani che Salvini (e un pezzo di FdI)
Vertice decisivo tra i leader settimana prossima. Inside

Giorgia Meloni
Il ministro Foti ribadisce: "Fondamentale rientrare dalla procedura di infrazione Ue". Quindi la coperta non è corta, è cortissima...
Riunioni infinite fino a sera tardi tra i responsabili economici della maggioranza. Discussioni, a volte anche accese, ricerca di una soluzione. Anzi di diverse soluzioni, essendo ancora molti i dossier aperti, che non si trovano. La Legge di Bilancio per il 2026 è ancora in alto mare o, quantomeno, in alto mare sono le modifiche concordate nel Centrodestra che finiranno necessariamente come ogni anno in un maxi-emendamento in aula al Senato sul quale il governo porrà la questione di fiducia poco prima di Natale per poi avere il via libera finale della Camera (come sempre in zona Cesarini) prima della notte di San Silvestro.
La prova che l'accordo è lontanissimo è che il prossimo vertice tra i leader della maggioranza sulla manovra è in agenda a metà della prossima settimana e dovrebbe tenersi giovedì. Prima della partenza per il G20 in Sudafrica, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni tornerà quindi a incontrarsi con i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, e il leader di Noi moderati Maurizio Lupi, in vista del voto degli emendamenti in Senato: un nuovo confronto dopo il vertice di tre giorni fa con il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. In quell'occasione la premier ha tutta l'intenzione di trovare finalmente la quadra.
E siccome, come ha ribadito oggi Tommaso Foti, ministro per gli Affari Europei, il Pnrr e le Politiche di Coesione, è "fondamentale rientrare dalla procedura di infrazione Ue", mantenendo quindi il rapporto deficit-Pil per quest'anno sotto il 3%, la coperta è corta. Cortissima. La premier non vuole assolutamente perdere la credibilità guadagnata sui mercati con l'upgrade delle agenzie di rating e il Financial Times, 'Bibbia' della City, che ha definito Roma un modello virtuoso per l'intera Unione europea. I fronti aperti sono tanti e sono ormai noti. Ma alla fine deciderà Meloni assumendosi tutte le responsabilità come presidente del Consiglio e leader del primo partito non solo di governo ma italiano.
Per quanto riguarda Forza Italia 'articolo 18 sulla super tassazione dei dividendi delle holding con partecipazioni inferiori al 10% in società controllate non verrà eliminato del tutto (vale 980 milioni di euro) ma ci sarà una soluzione con una tassazione intorno al 4-5% e forse l'esclusione delle società quotate in Borsa. Sugli affitti brevi e l'aumento dell'imposta dal 21 al 26% verranno allentati alcuni vincoli che ci sono nel testo attuale ma non si tornerà alla situazione attuale. Si cercherà, magari con la cosiddetta tassa sull'oro, di intervenire a favore delle forze dell'ordine su adeguamenti di stipendi, assunzioni e previdenza.
Per la Lega, che tiene molto sia ad aiutare polizia, carabinieri e altri corpi così come al no ad aumentare la tassazione sulla casa, non ci sarà nulla da fare sul fronte della rottamazione. Nessun allargamento di quanto già deciso, "fin troppo" spiegano da Fratelli d'Italia. Sul fronte delle entrate si cercherà di accentuare ulteriormente la spending review ma il governo non vuole tagliare welfare e servizi e, come noto, sulla difesa ci sono impegni internazionali che impongono all'Italia di aumentare la spesa e non certo tagliarla. Restano sul campo le 'solite' soluzioni come l'aumento delle imposte sulle sigarette, di ogni tipo, sulle vincite dei giochi oltre i 500 euro e una sforbiciata a bonus e detrazioni per i redditi sopra gli 80-100mila euro. Ma sul fronte delle entrate aggiuntiva si sta lavorando sul tema dell'oro che, secondo fonti di Forza Italia, potrebbe portare fino a due miliardi di euro.
Insomma, riunioni continue nei partiti di governo e tra alleati che andranno avanti per giorni. Fino al vertice di settimana prossima nel quale Meloni imporrà la sua linea agli alleati. Presenti anche i capigruppo di maggioranza in Senato, dove quest'anno viene discussa la manovra, per assicurarsi che non ci siano "scherzi" in Parlamento. La premier è determinata a chiudere la partita prima di partire per il Sudafrica e, obtorto collo, scontenterà sia Forza Italia sia la Lega, ma anche una parte del suo stesso partito, che sperava di portare a casa qualcosa in più su diversi fronti.
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