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Politica
Il M5s presenta il conto a Conte. Dal terzo mandato al nodo Rousseau...

Un atto di accusa no, ma un cahier de doléances sì. E’ quello che si accingono a presentare in serata i parlamentari - tutti i presidenti e i capigruppo delle Commissioni del M5s - all’incontro online con Giuseppe Conte e che Affaritaliani.it è in grado di anticipare. Nei capannelli alla Camera si stanno appunto limando le questioni che saranno sottoposte al capo politico in pectore. Un lavoro iniziato già nei giorni scorsi, come racconta un parlamentare Cinque stelle al nostro giornale, “con tanto di riunioni in alcune Commissioni per dare ai rispettivi capigruppo la linea da tenere stasera”.

C’è fermento, soprattutto alla Camera, e tanta stanchezza: “Sono tra 40 e 50 i parlamentari sull’uscio. Vogliono capire, vedere e poi valutare se rimanere nel Movimento o abbandonare la nave”, racconta una fonte parlamentare di spicco. E, in effetti, i nomi circolati sono anche di peso, da Giulia Grillo a Sergio Battelli, da Daniele Del Grosso a Filippo Gallinella e fino a Gianluca Vacca. Proprio un fedelissimo di Luigi Di Maio come Battelli, tra l’altro, nelle scorse ore è uscito allo scoperto con un post sul canale Instagram in cui ha confessato di essere “preoccupato” per le sorti del M5s. Prima di incitare Conte perché “abbandoni i box e acceleri o rischiamo di non aver più nulla per cui gareggiare". Ma un disagio lo ha espresso pure Vacca: “Stiamo riflettendo – ha detto martedì - siamo in attesa di capire il progetto di Conte. Il M5s come lo conoscevamo non c'è più, sta nascendo qualcosa di diverso e vorremmo capire di che si tratta". Una linea non dissimile da quella di Del Grosso: “Stiamo aspettando la proposta di Conte, che valuteremo. Siamo tutti in stand by”.

Non è tra questi, però, “che bisogna cercare la sacca del dissenso – spiega ad Affari un’altra fonte pentastellata -. La loro è stata più che altro una strategia per ‘scrollare’ l’albero-Conte. Nessun intento di ostacolarne il lavoro. Casomai un input a sbrigarsi”. Ecco, appunto, è un’accelerazione quella che chiedono gli eletti di Camera e Senato. “Basta vaghezza, basta con i ‘faremo’, ‘lavoreremo’, ‘presenteremo’. Adesso serve dire con chiarezza cosa si fa e quando”, dicono nel cortile di Montecitorio, mentre fanno no con la testa scrollando sui display le dichiarazioni dell'ex premier al Festival del lavoro.

Ed è proprio sui tempi che incalzeranno l’ex presidente del Consiglio: “Deve capire che non è più a capo di un governo e che guidare un partito significa coinvolgere, ascoltare tutte le anime, ma soprattutto uscire dall’indeterminatezza – si sfogano a Palazzo -. E’ da un anno e mezzo che siamo senza guida. Non per colpa di Conte, ovviamente. Ma ora non possono esserci più alibi e ritardi”.

In sintesi, quindi, chiederanno la tempistica per dare vita alla riorganizzazione, “servono parole chiare anche su come uscire dall’impasse con Rousseau. Qual è il piano B?”. Ma il pressing di stasera sarà pure sulle amministrative: “Se togliamo agosto, ci sono quattro mesi prima del voto e ancora non c’è una linea. E’ assurdo. Il Pd ha un suo referente che sta seguendo i tavoli ed è l’ex ministro Francesco Boccia. E noi? E’ mai possibile che i parlamentari non sappiamo come muoversi sul territorio?”. Su questo tema i cuori pentastellati si infiammano non poco. E c’è persino chi evoca l’ex capo politico Luigi Di Maio: “Se Conte vuole dettare una linea sulle candidature, almeno lo faccia. Di Maio, quando guidava il Movimento, le sue responsabilità se l’è assunte”.

All’ordine del giorno, poi, ci saranno il nuovo Statuto e la Carta dei valori: “Va bene che l’ha scritta Conte ed i parlamentari non sono stati coinvolti, ma adesso bisogna giocare a carte scoperte. Cosa contiene questa Carta dei valori? E’ giusto saperlo anche perché qui non ci sono lobotomizzati”, mettono in chiaro. Non senza precisare: “Attenzione, nessun vuole fare la guerra a Conte. Anzi, tutti apprezziamo lo sforzo. La rabbia non è rivolta verso di lui, ma è contro il metodo, che va cambiato”.


L’altra questione - e forse anche la più importante - sulla quale insisteranno infine sarà “la prospettiva” politica. Ed ecco che si arriva alla nota dolente terzo mandato sì-terzo mandato no, dopo l’uscita di Beppe Grillo che ha scoperchiato il vaso di Pandora ponendo un rigido paletto alla deroga. Chi parteciperà stasera all’incontro la mette così: “Non si può banalizzare il problema. Il Movimento è la mia casa. Per cui ho diritto di sapere se qualcuno cambia l’arredamento o ridipinge le pareti e perché lo fa”. Un nodo gordiano difficile da districare per Conte. “Ma a maggior ragione serve trasparenza. Ognuno di noi deve avere tutti gli elementi per valutare”.
Ed anche per decidere eventualmente se saldare il debito con Rousseau? “E’ chiaro che c’è anche questo in gioco. Non è escluso che qualcuno, se si sentirà messo da parte come un robivecchi, potrebbe pure decidere di non sostenere più la causa”.

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