Politica
M5S, Lombardi sconfigge Raggi. La verità sulla faida tra donne

Il m5s, soprattutto quello romano, è un covo d’intrighi e di congiure da far impallidire i feuilleton ottocenteschi o le soap opera pomeridiane
Il m5s, soprattutto quello romano, è un covo d’intrighi e di congiure da far impallidire i feuilleton ottocenteschi o le soap opera pomeridiane. E anche nella “Fiera della Vanità” pentastellata, come in quella portata al successo dallo scrittore inglese William Thackeray, sono protagoniste due donne: Roberta Lombardi e Virginia Raggi.
La lotta fratricida fra le due inizia qualche mese prima delle comunarie volte a designare il candidato sindaco romano del m5s. Caduto Ignazio Marino, si appropinquano le elezioni comunali e Roberta Lombardi, deputata alla Camera e soprannominata “Faraona” o “Zarina” per il suo potere incontrastato sulla branca romana del Movimento Cinque Stelle, punta ancora una volta sul suo uomo di riferimento (politico) in seno al m5s, Marcello De Vito. De Vito appartiene allo stesso municipio della Lombardi ed è stata quest’ultima a volerlo fortemente fin dal 2013, quando lo impose a tal punto da portarlo a sconfiggere nelle consultazioni on-line il rivale Daniele Frongia, attivista storico e, all’epoca, molto amato nel m5s romano.
Memore di questa sconfitta di tre anni prima che gli precluse la candidatura a sindaco, stando a quando raccontano le voci capitoline romane, Frongia avrebbe ordito assieme a Virginia Raggi una “congiura” per depotenziare definitivamente il duo Lombardi-De Vito e impedire a quest’ultimo di diventare il sindaco di Roma nelle elezioni del 2016, che si prospettano trionfali per i pentastellati.
La presunta congiura, se le voci fossero confermate, riesce perfettamente: Virginia Raggi vince le comunarie on-line e diventa sindaca di Roma, lasciando la Lombardi con un palmo di naso. Pur facendo buon viso a cattiva sorte, la deputata si rende ben conto che, da sindaca, la Raggi è divenuta molto più potente di lei a Roma e a livello nazionale, essendo la quinta carica dello Stato. La Lombardi, tuttavia, non si dà per vinta e impone un minidirettorio a coadiuvare l’azione della prima cittadina romana, di fatto sempre più lontana dalla linea pentastellata. La Raggi, infatti, è ormai un cane sciolto che agisce solo in concerto con i suoi tre uomini più fidati: Frongia, Marra e Salvatore Romeo, il suo collaboratore di sempre in Campidoglio.
L’esperienza del minidirettorio fallisce presto e la Lombardi deve incassare una nuova sconfitta. Il suo protégé De Vito, nel frattempo, diventato Presidente dell’Assemblea Capitolina, porta avanti una politica di low profile e, con astuzia, rifiuta di partecipare al cosiddetto “conclave” tanto deriso da stampa e opinione pubblica, la colorita riunione nell’agriturismo fra sindaca, assessori e consiglieri che prelude al patatrac immediatamente successivo.
Intanto, il cerchio si stringe sempre più su Raffaele Marra, e molti attivisti e gli stessi vertici si chiedono il perché la Raggi gli si aggrappi come a un tronco d’albero in un mare in tempesta. Anche i guai della Muraro soffiano sulle fiamme del malcontento della base capitolina. La Lombardi parla pubblicamente di “virus che ha infettato il movimento” riferendosi al braccio destro della sindaca, e il 22 novembre 2016 si reca in Procura per presentare un esposto-querela contro di lui.
La Raggi intanto declina paurosamente nei consensi, le sue scelte si rivelano fallimentari, le dimissioni continue di assessori minano la sua credibilità, tanto che la linea dura della Lombardi viene sposata anche da altre due donne forti del m5s, Carla Ruocco e Annalisa Taverna, la sorella della quale si abbandona a dichiarazioni molto dure sulla sindaca, che - citiamo - volentieri “appenderebbe per le orecchie”
L’arresto di Raffaele Marra segna la prima grande rivincita di Roberta Lombardi sulla rivale: la Raggi è sconfitta su tutta la linea e la Zarina pubblica un post su facebook citando financo Martin Luther King, proclamandosi fra le righe unica paladina e depositaria dei valori originari del m5s.
Con l’avviso di garanzia a Virginia Raggi, la vendetta della Zarina si compie definitivamente. Malgrado i vertici tentino di blindare la sindaca, oggi la Lombardi preme per l’autospensione della Raggi, ormai totalmente isolata, e per l’avvicendamento di Marcello De Vito sulla poltrona di primo cittadino. L’incarico, in realtà, spetterebbe di diritto al vicesindaco Luca Bergamo, ma – non essendo del m5s – l’opzione non sarebbe presa neanche in considerazione dai vertici pentastellati.
Quali saranno le sorti di Virginia Raggi? Sarà costretta a rinunciare alla carica? Riuscirà Roberta Lombardi a trionfare su tutta la linea vedendo il suo beniamino sulla poltrona di sindaco come avrebbe voluto fin dall’inizio?
Staremo a vedere, ma certo è che, in questa tela d’intrighi e lotte di donne ragno , la fine della povera mosca spetta ai poveri romani, vere vittime di tutta questa improbabile vicenda.