Mafia, la Cassazione: “Nessun legame tra Berlusconi, Dell’Utri e Cosa Nostra” - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 14:17

Mafia, la Cassazione: “Nessun legame tra Berlusconi, Dell’Utri e Cosa Nostra”

La Suprema Corte respinge il ricorso della procura di Palermo: cade definitivamente l’ipotesi di un legame mafioso tra Berlusconi e Dell’Utri

di Arianna Conti

Berlusconi–Dell’Utri, la Cassazione chiude il caso: "Nessun legame con Cosa Nostra, accuse smontate e mai provate"

L’ipotesi di un collegamento tra Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e Cosa Nostra è stata definitivamente archiviata dalla Corte di Cassazione. I giudici della Suprema Corte hanno infatti respinto il ricorso presentato dalla Procura generale di Palermo contro la decisione della Corte d’Appello di Palermo, che aveva negato l’applicazione della sorveglianza speciale e la confisca dei beni nei confronti di Dell’Utri, assistito dagli avvocati Francesco Centonze e Tullio Padovani.

E perciò assume valore di verità storico‑giuridica irrevocabile la conclusione espressa dai magistrati del secondo grado, secondo cui: “Non è risultata, a oggi, mai processualmente provata alcuna attività di riciclaggio di Cosa nostra nelle imprese berlusconiane, né nella fase iniziale di fondazione del gruppo né nei decenni successivi”.

Affermazioni che escludono in modo definitivo che i traguardi raggiunti da Berlusconi abbiano avuto origine nel sostegno di Cosa Nostra. La Corte d’appello di Palermo, con una decisione ormai passata in giudicato, ha smantellato uno dei pilastri delle accuse volte a dimostrare un legame tra Berlusconi e Dell’Utri con l’organizzazione mafiosa. Ossia l’ipotesi che il fondatore di Fininvest avesse ricompensato Dell’Utri affinché tacesse sui loro rapporti con la mafia siciliana.

Scrivono i giudici di secondo grado: “È indimostrata e illogica la tesi secondo la quale Berlusconi avrebbe versato somme di denaro a Dell’Utri per ottenere il suo "silenzio" sull’esistenza di indimostrati accordi con Cosa nostra». 

La decisione di rigetto della Corte Suprema riguarda anche i parenti di Dell’Utri – difesi dagli avvocati Filippo Dinacci, Lodovica Beduschi e Francesco Bertorotta – nei confronti dei quali la procura generale aveva richiesto le stesse misure applicate all’ex senatore di Forza Italia. Anche il tribunale di Palermo si era già pronunciato in modo analogo, smentendo la versione della procura circa il presunto compenso ricevuto da Dell’Utri da parte di Berlusconi in cambio del suo silenzio.

“Tale conclusione, oltre che estremamente semplicistica e indimostrata, si scontra con la successiva evoluzione dei rapporti fra i due e con il più volte rinnovato (finanche nelle proprie disposizioni testamentarie, come notorio) senso di amicizia e riconoscenza mostrato da Berlusconi nei confronti di Dell’Utri e posto alla base degli ingenti flussi finanziari veicolati in suo favore”.

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