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Una sorta di "ritorno al futuro". Roberto Maroni lo ha spiegato in una lettera al Corriere della Sera, pubblicata oggi sotto forma di messaggio elettorale, per spiegare la scelta di correre come candidato governatore della Lombardia. Tornare ad occuparsi ogni giorno del suo territorio - dal quale era partito a fare politica, nel 1990, come consigliere comunale a Varese - portando in dote l'esperienza accumulata in molti anni di impegno in ruoli chiave a livello nazionale, dove è stato ministro del Welfare e due volte responsabile del Viminale. "Esperienze intense e impegnative - ha sottolineato -  in cui mi sono misurato con problemi di carattere generale di non facile soluzione: il mercato del lavoro, le pensioni, gli ammortizzatori sociali, la sicurezza, l'immigrazione, la lotta alla mafia.

In tutti questi campi ho cercato di non lasciare le cose come le avevo trovate. Mi sono sempre assunto la responsabilità di fare riforme e, soprattutto, di attuarle. I risultati di cui sono più orgoglioso sono quelli conseguiti nella lotta alla mafia, nella mia ultima esperienza da ministro dell'Interno. Dal Viminale - ha ricordato - ho messo la lotta alla mafia in testa alle mie preoccupazioni e ai miei doveri: una priorità assoluta della mia azione di governo. I successi, sono stati realizzati grazie a uno strepitoso lavoro di squadra in cui ogni soggetto ha fatto la sua parte: il governo, il Parlamento, la magistratura, le pubbliche amministrazioni, i prefetti, le forze di polizia. E sono stati riconosciuti da tutti. Otto mafiosi arrestati al giorno, contando anche sabati e domeniche, è una cifra senza precedenti; come senza precedenti sono stati i latitanti di massima pericolosità catturati (32 in 3 anni e mezzo) e pure i beni sequestrati e confiscati, oltre 50mila per un valore record di circa 25 miliardi di euro. Un patrimonio immenso di case, fabbricati, terreni, aziende restituito allo Stato e alla collettività per il quale ho voluto che fosse istituita un'agenzia nazionale con il compito di gestirlo e destinarlo, secondo le esigenze, in particolare agli Enti locali e alle associazioni. Sono stati condotti accessi antimafia in decine di Comuni, da Sud a Nord; molti di questi sono stati poi sciolti per infiltrazioni mafiose. Sono stati intensificati i controlli negli appalti pubblici, in particolare per le attività legate alle cave (attività più esposte al rischio di infiltrazioni criminali), e i controlli legati a grandi eventi. A Milano, per esempio, ho voluto che fosse istituita una sezione specializzata del Comitato per l'alta sorveglianza delle grandi opere e attivato un Gruppo interforze per l'Expo (il Gicex) per evitare che la mafia possa fare affari in Lombardia nella realizzazione delle opere dell'Expo 2015".

Un impegno che il candidato del centrodestra ora vuole portare al Pirellone. "Ho deciso di candidarmi alla presidenza della Regione Lombardia, rinunciando a candidarmi al Parlamento nazionale. Nessun "paracadute" in caso di sconfitta, come tanti uomini politici spesso pretendono: amministrare la Regione più popolosa e più ricca d'Italia, tra le più dinamiche d'Europa è la mia grande ambizione", ha scritto spiegando che 'La Lombardia in testa', slogan scelto per questa campagna elettorale, "vuole esprimere con poche, efficaci parole la priorità del mio impegno politico per i prossimi anni: rendere la Lombardia il motore del cambiamento istituzionale e della ripresa economica e sociale. In questa competizione elettorale mi sostengono i partiti della coalizione di centrodestra; ma, accanto a questi, c'è anche una lista civica, che ho fortemente voluto, per aprire le porte dell'amministrazione regionale a energie fresche, a professionalità esterne ai partiti, a donne e uomini nuovi, animati da una passione autentica per il destino di questa comunità. Nei prossimi anni - aggiunge -  dovremo essere capaci di conservare le tante cose buone realizzate dalle giunte regionali di centrodestra in Lombardia, dalle eccellenze nel sistema di welfare a quelle nel sistema educativo e scolastico, ma dovremo anche essere capaci di innovare, per rispondere adeguatamente alle esigenze e alle urgenze dei giovani, delle famiglie, delle imprese e dei lavoratori".

Maroni però non vuole nemmeno dimenticare quanto in questi anni non ha funzionato a dovere, garantendo che sicuramente si cambierà registro. "In tempi recenti - riconosce - ci sono state anche pagine non esaltanti in Regione Lombardia, pagine che hanno raccontato d'intollerabili episodi di malcostume e malaffare, che hanno riguardato esponenti di partiti di maggioranza e di opposizione; episodi che hanno oscurato le tante pagine di buon governo. I partiti, al di là di ciò che accerterà la magistratura, hanno il dovere di assumere iniziative forti, radicali, per recuperare credibilità agli occhi dei cittadini". Infine una sintesi del programma: "Abbiamo - ha spiegato Maroni - obiettivi e progetti ambiziosi da realizzare: per ridurre la pressione fiscale, in particolare alle imprese; per migliorare ulteriormente i servizi, nella sanità come nei trasporti; per investire nell'ambiente e nelle infrastrutture; per sostenere i giovani e le famiglie. Per quanto di nostra competenza, daremo anche un taglio netto ai costi della politica regionale e della pubblica amministrazione". Idee e progetti concreti declinati per ogni settore, che possono essere facilmente consultabili sul sito internet lombardiaintesta.com., sul quale è anche possibile rivolgere al candidato governatore domande e inviare suggerimenti e proposte utili per le azioni future.  Perché la Regione di domani, con Maroni presidente, sarà la casa di tutti i lombardi.
 

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