Meloni in Egitto per la pace in Medio Oriente con Trump. Oltre alla diplomazia, miliardi di euro per le aziende italiane - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 11:10

Meloni in Egitto per la pace in Medio Oriente con Trump. Oltre alla diplomazia, miliardi di euro per le aziende italiane

La premier, abile in politica estera, beffa il debole Macron. Inside

di Alberto Maggi

Meloni in Egitto per la pace in Medio Oriente con Trump. Il retroscena sul viaggio

Giorgia Meloni sarà domani, lunedì 13 ottobre, in Egitto per la firma del Piano di pace in Medio Oriente voluto e realizzato da Donald Trump, presidente Usa che ha nell'Italia l'alleato europeo più stabile e forte, prima di tutto per ragioni geopolitiche. Il governo e la presidente del Consiglio, con il certosino lavoro del ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, stanno tessendo la tela per essere protagonisti dell'accordo tra Israele, Stati Uniti e Paesi arabi. 

La premier gioca abilmente questa carta diplomatica proprio quando il suo rivale principale, Emmanuel Macron, è alle prese con una lunga, goffa e ormai ridicola crisi politica interna. Parigi è debolissima e la Francia ha pochissima influenza, la Spagna di Pedro Sanchez non ha mai avuto buoni rapporti con la Casa Bianca, così il primo ministro britannico Keir Starmer (laburista) e neanche il cancelliere tedesco Friedrich Merz (per colpa della parte di sinistra della sua maggioranza formata anche dai social-democratici dell'Spd), comunque il più vicino a Meloni. La leader di Fratelli d'Italia lunedì ignorerà lo scrutinio delle elezioni regionali in Toscana e sarà seduta accanto ai grandi della Terra per un evento che passerà alla storia e resterà nei libri per secoli. 

Ma oltre al prestigio e al ruolo geopolitico dell'Italia ci sarà anche un ritorno economico. La ricostruzione di Gaza City e di tutta la Striscia vale almeno qualche decina di miliardi di euro. E chi finanzierà tutto ciò? I Paesi arabi ovviamente. In particolare Egitto, Qatar e anche la Turchia (ma non solo, pensiamo anche ad Arabia Saudita e Giordania). Quindi, oltre inviare 300-400 carabinieri, ospedali da campo e materiale medico, cibo e indumenti, Meloni punta ad avere una fetta della ricostruzione. Un passaggio fondamentale perché si tratta di un business che riguarda la ricostruzione di edifici, case, palazzi, scuole, ospedali ma anche infrastrutture, strade, ponti, senza dimenticare il sistema idrico e le telecomunicazioni. 

E, infine, quando tutto sarà completato ci sarà anche un'opportunità per il turismo e per l'export delle eccellenze agroalimentari del Made in Italy (vino, formaggi, olio etc...). Potenzialmente miliardi di euro e di investimenti, e di posti di lavoro, che la premier vuole assicurarsi. Ecco perché ha così duramente attaccato la sinistra definendola peggio di Hamas. Meloni fa i fatti, quindi pace e ricostruzione (lavoro per le aziende italiane e aiuti umanitari) e Schlein, Conte, Landini e AVS vanno in piazza al fianco di attacca le forze dell'ordine (anche se tutti hanno condannato le violenze delle frange estreme). Almeno questo è il messaggio che vogliono far passare da Palazzo Chigi.

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