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Politica

Di Stefano Golfari

Ha battezzato la sua giunta, 7 donne, 7 uomini: ha 14 assessori operativi. Ha nominato direttori, sottosegretari e Andrea Gibelli (Lega) in cabina di regia, al posto di Nicola Sanese. E' Presidente della Lombardia, è segretario della Lega Nord. Guida la Regione più forte di uno Stato sempre più debole, ed è già al lavoro a Milano mentre Roma ancora annaspa. Ha ricevuto investitura popolare diretta su un programma esplicito, chiaro: trattenere il 75% delle tasse pagate in Lombardia, costruire la Macroregione del Nord. Ha dunque il timone, la nave, i galloni, e  una rotta in mappa: condivisa dai Governatori di Piemonte, Veneto e Friuli che in più gli devono rispetto per disciplina di partito. Ora il Comandante Roberto non ha più scuse. O è un Nostromo, o è un tonno. O Padania, o muerte. Intendiamoci: Maroni ha tutto il tempo per dimostrare di saperci fare. Per amore o per forza bisognerà concederglielo. Sarebbe stupido, ingiusto, assurdo attendere la sua nave già in porto domani o fra qualche settimana. Ha tutto il tempo.

Ma non troppo: fra due anni si vota in Veneto. E in Piemonte pure, se Cota tiene. In Friuli si vota fra meno di un mese, il 21 e 22 aprile: la Lega è crollata al 6,7% alle nazionali e tutta la coalizione che ha eletto il Governatore Renzo Tondo ha ora circa gli stessi voti dei grillini, saliti oltre il 27%. Il PD è al 28. Già se perdesse il Friuli  nella stiva della Macroregione si aprirebbe una falla, per come ci è stata proposta (cioè con i confini defininiti dai governatorati leghisti, non dalla geografia), ma la nave del comandante Roberto continuerebbe a galleggiare ancora. Però fra due anni no, quando arriveranno le elezioni regionali del Veneto e del Piemonte sul cammino della nave che vuol portare la Macroregione in porto dovrà essere già spuntato il sole, e in concreto. Se no sarà il lacrimoso tramonto, della Padania e della Lega 2.0. Rimarrà, forse, Maroni Presidente. Ma a quel punto sarà il micropresidente di una Macroballa, e una risata lo seppellirà. Il pericolo, per lui, è grosso: cosa potrebbe fare per evitarlo? Consiglio non richiesto: sganciare, il prima possibile, le sorti della Lombardia dalle sorti della Lega, i confini della Macroregione dai confini di partito. L'unità di misura che può rendere i due obiettivi politici di Maroni possibili, fattibili, condivisibili e vincenti non è "Prima il Nord!" ma "Prima il meglio!". Mi spiego: se le Regioni del Nord trovano formule di collaborazione, coordinazione, unità che producono migliori risultati dell'esistente (burocrazia, infrastrutture, formazione, collocamento, gestione dei servizi, fondi europei, interscambio con altre aree Ue) è giusto e logico che vadano avanti su quella strada. Se invece l'intenzione è quella di farci assistere a una serie di provocazioni politiche ad usum leghistorum (vertici-patacca di Governatori e di Giunte nordiche, proclami e bandiere, festival della fratellanza padana e altri valzer del genere)... beh, non abbiamo tempo e non siamo mica pirla.

Secondo: se l'idea è quella che il flusso fiscale Milano-Roma va messo sul tavolo dell'obitorio e sezionato per vedere di che male siano morte le imprese, i negozi, i lavoratori e i disoccupati del Nord va benissimo, facciamolo e facciamolo tutti insieme da Courmaieur a Chioggia, da Varese a Rimini. Però si stabilisca che i soldi vanno contati e pesati uno per uno e consegnati a chi li gestisce meglio, se li gestisce meglio, dove li gestisce meglio. E non è detto, a prescindere, che il meglio sia un ufficio regionale, o Macroregionale. Non sono soldi di Maroni, non son soldi di Napolitano: son soldi nostri. Prima vedere cammello poi pagare moneta, come dicono a Sondrio. Il meccanismo che deve entrare in campo, cioè, è quello del dimenticato "Federalismo virtuoso", il motore mobile che consente maggiore autonomia laddove si verificano migliori performances, consentendo diverse velocità di marcia ma con il fine - si badi bene - di trascinare verso la "virtuosità" le realtà più lente e più sprecone di tutto il Paese e di ogni sua parte. Questo meccanismo ha la forza intrinseca per essere motivato (attraverso il Titolo V della Costituzione) fino a ricevere l'ok del Parlamento nazionale, qualsiasi maggioranza esso contenga. Ma proprio per questo, invece, lo slogan solamente aritmetico del 75% è fuorviante, e non passerà mai dalle maglie dello Stato: se ne fa un punto di principio, un valore non negoziabile, un simbolo astratto, una percentuale di vendetta. Ma la Lombardia deve gestire un luminoso esempio, non una vendetta. E nemmeno una mancia: quando il presidente Maroni spiega infatti che in fondo resterebbe un buon 25% per lo Stato, sbaglia battaglia: anche l'80, il 90, il 100% delle tasse pagate sarebbe da utilizzare in loco se si producessero ritorni economici tali da trasformare il mancato gettito alle casse del Ministero del Tesoro nel "meglio per tutti", e questo è il punto: il presidente di Regione Lombardia, dopo la campagna elettorale, dopo l'elezione e la formazione della Giunta, ora che ha in mano il timone della grande nave Lombardia... è il presidente di tutti o è il presidente della Lega? Se sarà il presidente di tutti avrà un grande mare da navigare, se sarà soltanto il presidente della Lega Nord per l'indipendenza della Padania... tutti gli altri abbandoneranno la nave.

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