Banche, il fondo risoluzione gestito da fiduciari Bankitalia ha perso 2,6 mld - Affaritaliani.it

Palazzi & potere

Banche, il fondo risoluzione gestito da fiduciari Bankitalia ha perso 2,6 mld

L'analisi del Presedente Adusbef Elio Lannutti

In 32 anni, dal 1984 ad oggi, 2 milioni di risparmiatori hanno visto evaporare oltre 108 miliardi di euro dei loro investimenti nei crac bancari ed industriali. Il doppio dissesto della Banca Popolare di Vicenza di Giovanni Zonin e di Veneto Banca, dell'ex padre-padrone Vincenzo Consoli, pari a 18,9 miliardi di euro a danno di 210.000 mila azionisti (120.000 BpVi, 90.000 Veneto Banca) tra azzeramento del valore delle azioni (10 miliardi), perdite ultimi 3 anni (per 4 miliardi), aumenti di capitale (4,9 miliardi), è solo l'ultimo anello di una lunga catena di scandali e crac bancari, quali Bipop-Carire (Bruno Sonzogni 2002); Banca Popolare di Lodi (Giampiero Fiorani 2005); Banca Italease (Massimo Faenza 2008); Tercas (Di Matteo & Samorì 2012); Banca Popolare di Milano (Massimo Ponzellini 2012); Carige (Giovanni Berneschi 2014); MPS (Giuseppe Mussari (2013).

I Governatori che si sono succeduti in Bankitalia (Fazio, Draghi, Visco), non sono riusciti ad impedire un saccheggio sistematico del pubblico risparmio e la lunga catena di scandali bancari, che hanno messo sul lastrico 2 milioni di risparmiatori (440.000 famiglie solo negli ultimi 12 mesi, 210.000 BpV e Veneto Banca, 130.000 con la risoluzione delle 4 banche Marche, Etruria, Chieti, Ferrara, col decreto del 22 novembre 2015), per i rapporti incestuosi tra vigilanti e vigilati, che in qualità di azionisti privilegiati ricevono 380 milioni di euro di cedole l'anno (1.060 mld  nel triennio) dalla rivalutazione delle quote della Banca Centrale da 156.000 euro a 7,5 mld di euro, per incapacità nella prevenzione delle crisi bancarie, per una lasca vigilanza. Ma anche quando deve gestire le banche in risoluzione con i fiduciari nominati, Bankitalia non brilla per efficienza, trasparenza, buoni risultati.

Il Fondo di risoluzione per le banche infatti, gestito dai fiduciari di Bankitalia, ha generato un buco di 2,6 mld di euro che dovrà essere ripianato dagli utenti, com'è già accaduto in passato, con un costo pro-capite di  circa 100 euro a correntista (platea calcolata in 26 milioni) con futuri aumenti surrettizi di costi e condizioni. E' assurdo che la Banca d'Italia abbia chiesto a tutte le banche il versamento di contributi aggiuntivi per coprire le perdite subite dal Fondo Nazionale di risoluzione nella cessione dei 4 istituti (Carife, Carichieti, Etruria e Banca Marche),dimostrando la più completa incapacità, non solo di vigilare sulle banche socie, con i risultati che sono sotto gli occhi di 1,3 milioni di famiglie frodate dalle banche negli ultimi anni, ma anche di saper gestire ed amministrare con oculatezza gli istituti di credito.

Il resoconto 2016 del Fondo, pubblicato sul sito della Banca d'Italia,  secondo cui la legge che ha recepito la direttiva sul bail in "prevede infatti, nel caso in cui la dotazione finanziaria disponibile del Fondo non sia sufficiente a sostenere nel tempo gli interventi di risoluzione effettuati, che le banche versino contributi addizionali al Fondo nella misura determinata dalla Banca d'Italia ed entro il limite complessivo, inclusivo delle contribuzioni versate al Fondo di risoluzione unico, che per il solo 2016, ammontano a due ulteriori quote annuali, della contribuzione ordinaria pari a circa 1.526 milioni di euro, la dimostrazione più lampante di incapacità gestinale di Bankitalia e dei suoi fiduciari.

Adusbef diffida preventivamente le Banche e Bankitalia, a rivalersi per la loro mala gestio, sugli utenti e consumatori, già costretti a pagare i più alti costi di gestione dei conti correnti, pari in Italia ad una media di 318 euro l'anno, contro 114 euro della media europea. Alla luce di tali risultati, chi sarebbe disponibile a far gestire a questi  ‘strapagati oligarchi’, soltanto l’amministrazione del proprio condominio?

Elio Lannutti (Adusbef)