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Palazzi & potere
Bonomi: "Conte non ascolta Confindustria e imprese, così siamo fermi"

'Il ritornello nei palazzi della politica e' che senza l'impresa l'Italia non puo' ripartire, poi pero' quando Confindustria chiede di aprire un tavolo sulla situazione economica, sembra che nessuno sia interessato a confrontarsi seriamente. Al mio appello al momento hanno risposto solo la Cisl e la Uil, speriamo sia l'inizio di un dialogo'. Lo afferma il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, in un'intervista a Libero. 'Ci sollecitano proposte che in realta' non sono mai mancate, le ultime per la ripartenza le abbiamo portate agli Stati Generali e in piu' a meta' luglio abbiamo consegnato al governo proposte dettagliate su ammortizzatori sociali e politiche del lavoro. Siamo ancora in attesa delle risposte'. 'Temo che questo governo pensi di gestire la crisi statalizzando tutto" e aggiunge: 'C'e' un forte sentimento anti-industriale in una parte del governo e la pandemia ha agevolato la componente statalista dell'esecutivo. Non credo sia una questione partitica. La verita' e' che nel governo ci sono anime avverse alle imprese a prescindere dai partiti d'appartenenza. Per fortuna pero' c'e' anche chi e' convinto che nazionalizzare tutto non sia la strada corretta, come dimostra il caso Alitalia, statalizzata a caro prezzo e ancora senza un piano industriale'. Le industrie si rifaranno con i 209 miliardi del Recovery Fund? 'Mi auguro che la componente illuminata del governo prevalga su quella ancorata a un'ideanovecentesca della societa'. Abbiamo di fronte un'occasione storica: i 209 miliardi sono funzionali al cambiamento necessario al Paese pero', se procediamo di questo passo, non abbiamo certezza di se e quando arriveranno'. Ma e' pensabile che l'Italia riparta se i lavoratori restano a casa in smart-working? 'Il lavoro da remoto ci e' servito per non chiudere il Paese durante il lockdown ma e' evidente che non si puo' andare avanti cosi'. Qualcosa rimarra', ci saranno meno riunioni, meno viaggi di lavoro, ma non si puo' ristabilire un clima di chiarezza e positivita' nel Paese lasciando la gente a casa nell'incertezza. Peraltro, la formazione del personale, la crescita professionale e la trasmissione generazionale dei saperi vengono inevitabilmente meno con il lavoro da remoto', conclude Bonomi.

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