Equitalia: le vere rivoluzioni sono quelle dei nomi - Affaritaliani.it

Palazzi & potere

Equitalia: le vere rivoluzioni sono quelle dei nomi

Nel nostro paese, a parole uno dei più politically correct del mondo, quando qualcosa di pubblico non funziona e quindi la politica ha un problema da affrontare e ha contestualmente bisogno di “comunicare”, cioè di fare bella figura con i cittadini attraverso messaggi semplici ed eclatanti, una strategia cui si ricorre di frequente è quella o di annunciare chiusure, o di invocare privatizzazioni, o di cambiare i nomi. La soluzione dei problemi è secondaria e spesse volte viene “demandata” ad altre leggi, a decreti attuativi e via dicendo. Insomma risulta troppo complicato migliorare i servizi erogati, cambiare le regole di funzionamento, renderli più efficienti, far lavorare meglio le persone.

Se le strutture psichiatriche sono luoghi indegni di un paese civile, come è stato spesso vero, non è che le si rende degne di un paese civile: le si chiude, magari sulla spinta di forti voci ideologiche, scaricando di fatto sulle famiglie la gestione del disagio mentale o aumentando i rischi per la sicurezza della collettività.
Se una municipalizzata che deve raccogliere i rifiuti svolge indegnamente il suo servizio, che problema c’è? Perché affaticarsi a renderla efficiente e al servizio dei cittadini? Meglio affidare poca o molta parte del lavoro a privati. Ovviamente tenendo in piedi la municipalizzata tal quale, con conseguente aumento dei costi.
Se la riscossione delle imposte ha aspetti vessatori e selvaggi, determinati in gran parte dalle decisioni governative e non dalla natura intrinseca di Equitalia, che sembrerebbe proprio non essere in grado di comportarsi in maniera non vessatoria e selvaggia, basta abolire Equitalia, “demandando” la soluzione sostitutiva a futuri atti legislativi e amministrativi.
Certamente l’effetto annuncio di “aboliamo Equitalia” è comunicativamente molto più forte di “cambiamo le regole di funzionamento di Equitalia”, ponendo fine mediante un processo di riforma serio agli aspetti inaccettabili della prepotenza pubblica nei confronti del cittadino. L’ìmportante è che i nomi esecrati non ci siano più.
Del resto siamo nel paese dove gli ex ciechi si saranno sicuramente sentiti sollevati nel considerarsi non vedenti e dove gli ex handicappati, coloro che in molte città non hanno una possibilità che è una di trovare un pertugio per salire su un marciapiede tra le automobili parcheggiate dai loro concittadini tanto politically correct quanto menefreghisti, avranno visto parecchi dei loro problemi alleggeriti dal fatto di essere considerati prima disabili, poi diversamente abili.

 

Comunicus
*Presidente di grandi agenzie di comunicazione. Docente di marketing