Palazzi & potere
Il Renzi assediato: tra Obama, Trump e il caso Consip...

Ne parliamo con il giornalista e analista politico Lodovico Festa
Da Etruria al caso Consip: c'è chi parla di attacco alla democrazia. Cosa c'è di vero? C'è un 'disegno'?
Più che un disegno, vi sono forze in movimento. Da una parte c’è tutta una galassia che ha in Giovanni Bazoli e Romano Prodi due dei protagonisti principali, galassia che ha poca sintonia con Matteo Renzi e ora è rafforzata dalla vittoria di un Emmanuel Macron, terminale di un mondo economico d’Oltralpe che ha da sempre un interlocutore privilegiato in Prodi. Se si considera che anche la sponda Mediobanca che Renzi cercò d’usare nella partita su Corriere della Sera, oggi (via legame Macron- Vincent Bolloré) non è più così disponibile come qualche mese fa a raccordarsi con lui, si comprende il serio isolamento dell’appena rieletto segretario del Pd, situazione che di per sé favorisce atti ostili nei suoi confronti. La partita Consip fa parte a mio avviso di un altro fronte che riguarda rotture nella magistratura provocate anche dall’affidarsi così ampiamente di Renzi a Raffaelle Cantone: in un mondo feudale -nel senso di non unificato centralmente- come quello della magistratura, dare troppo potere a una singola persona suscita controffensive di altri settori togati che sono arrivati fino a eleggere un giudice su posizioni radicali, come Piercamillo Davigo, presidente dell’Anm. I focolai di tensione nascono così, poi si alimentano a seconda della forza o debolezza dei protagonisti, e Renzi a un certo punto è apparso molto debole. L’evocare ”la democrazia in pericolo” è in grande misura una sciocchezza (del tipo di quella di accusare i grillini di essere fascisti), finché non ci saranno catastrofi (come fu la Prima guerra mondiale) l’Occidente non potrà che essere democratico. In Italia quello che è andato in crisi dopo il 2011 è il rapporto tra sovranità popolare-sovranità nazionale: in una situazione in cui gli Stati (il che in certi casi e per certi gradi potrebbe anche essere positivo) perdono ruolo (e con l’euro il processo è ancora più netto), avere un rapporto stretto tra sovranità popolare e governo, sia pure nelle forme rozze sperimentate dopo il 1994, aiutava a difendere una sia pur relativa autonomia nazionale. Spezzato il legame mandato elettorale-esecutivi, questi ultimi si sono indeboliti e sono cresciuti gli strumenti per esercitare influenze esterne sulle nostre decisioni nonché sulla nostra economia.
Come cambiano i rapporti tra italia e Usa con Trump?
Quello che è dietro a Donald Trump è un ampio blocco politico sociale, con figure di assoluto spessore come Rex Tillerson e James Mattis, teso a rovesciare un sistema drogato dalla political correctness sia nelle scelte nazionali sia globali, un’America in cui era più importante decidere le cose da dire che quelle da fare. Sfidare però apertamente la citata political correctness è una cosa terribilmente rischiosa e solo uno un po’ matto come Trump poteva farlo. Al momento non sono in grado di capire se ce la farà a uscire vivo dall’avventura che ha intrapreso comunque è evidente che l’influenza strutturale che gli americani (fortunatamente) esercitavano sul nostro Paese, sarà nel medio periodo molto limitata.
Renzi uscirebbe rafforzato da un eventuale impeachment del presidente statunitense?
Renzi è un premier scelto dall’alto con due angeli custodi molto legati al mondo americano, il già citato Cantone e Mario Draghi. Il sistema di influenze straniere era stato partorito nel 2011 dai sorrisini di Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, affidandosi a uomini (prima Mario Monti poi Enrico Letta) collocati sull’asse Berlino e Parigi (quest’ultima azzoppata dalla terribile presidenza François Hollande) nonché naturalmente benedetto dal poco cosciente presidente degli Stati Uniti. Renzi aveva (sia pure in parte) sfidato questo assetto contando sulla City di Londra e sull’amministrazione Obama e poi su Hillary Clinton. Qualunque cosa succeda a Washington o a Londra (impegnata nel gestire la Brexit), per diversi mesi -quelli che prepareranno le elezioni politiche che al più tardi si terranno nel marzo 2018- il rieletto segretario del Pd non potrà contare sulle sponde solide avute nel passato: ricordiamoci inoltre che dopo le dimissioni di un Richard Nixon viene un Gerald Ford e poi un Jimmy Carter. Gli Stati Uniti riprendono ad avere una politica solo con Ronald Reagan.
Renzi orfano di Obama si rifugia tra le braccia della Francia, nuova nazione regina...
Macron è espressione innanzi tutto del mondo delle banche francesi (nonché dello Stato francese che probabilmente ha giocato il suo ruolo nel far fuori un François Fillon che avrebbe vinto facilmente), stufo delle inconcludenze gollistiche e socialiste, e deciso a trattare con i tedeschi in modo razionale . L’operazione renziana di costruire un sistema in cui JP Morgan avesse una sua centralità che poi lo aiutasse a governare, è fallito il 4 dicembre. Se si considera gli affari che certa finanza americana fa per esempio nelle popolari “riformate”, immagino che certi ambienti d’Oltreatlantico siano soddisfatti, ma il programma di acquisire centralità politica per quella via è fallito. Renzi oggi mi sembra molto confuso, così a occhio tenta una specie di via fanfaniana, tendenza che è nelle sue corde, anche con una certa ispirazione “nazionale”. Dal che si capisce forse anche la disponibilità a un qualche dialogo con la Lega. Mentre Silvio Berlusconi spaventato da una centralità del mondo francese con cui ha avuto rapporti anche molto forti ora rotti, pare cercare rifugio dalla Merkel. Questo per quel che riguarda “il posizionamento”, per il resto Renzi cercherà di giocare una carta alla Theresa May: sono l’unico che ha qualche chance di rendere governabile l’Italia.