Palazzi & potere
Il ruolo dei liberali in Europa e in Italia

È davvero buffo leggere di gente che aveva già scritto o detto le ragioni del REMAIN e che adesso si spertica in analisi sulle ragioni del LEAVE.
L'Inghilterra sta uscendo dall'Europa, e adesso potrebbe innescarsi un effetto domino. Questo è il dato.
Non c'è da organizzare tifoserie e non c'è nessuno che ha la verità in tasca sul futuro.
Di certo non saranno rigurgiti nazionalistici a portarci fuori dalle secche, così come non ci tirerà fuori dalle secche un falso e sbandierato europeismo di maniera, con velleitarie riunioni a sei fondatori dagli interessi contrapposti, che serve solo a coprire richieste di allentamenti furbeschi nei vincoli di bilancio. Ma è fallita anche l'UE delle nazioni, l'UE intergovernativa.
L'UK era l'unica economia liberale che avevamo in Europa e poteva influenzarci positivamente, con iniezioni liberiste, che - non dimentichiamolo - sono quelle che fanno sì che migliaia di nostri giovani accorrano in Inghilterra a cercare lavoro (e ora temono per le proprie sorti laggiù) e non il contrario. Ora siamo più deboli e ancora più incrostati nel nostro sistema corrotto.
Non me la sento, quindi, di festeggiare nè di condannare gli inglesi. L'Europa, che abbiamo visto finora, ha fallito e insieme a lei tutti i politici ed i burocrati che hanno vissuto alle sue spalle e questo è un altro dato.
Non condivido i brindisi alla Brexit come le speranze nell'effetto domino e le lacrime di coccodrillo di chi l'ha causata. Non condivido un sollievo diffuso, in certa Europa e in certa Italia, per il fatto che, tolto di mezzo un partner fastidioso con le sue richieste liberali, si possa procedere con un'Europa 'sociale' fatta di ministri del tesoro europei e 'armonizzazioni fiscali', formule che servono a nascondere altri aumenti di tasse.
Per ora c'è da essere solo preoccupati.
Il progetto di Luigi Einaudi e di Altiero Spinelli - che coincide con quella che oggi si definirebbe una 'federazione light', e non il superstato europeo - s'infrange nel carrozzone burocratico di Bruxelles e Strasburgo e negli egoismi dei singoli Stati. L'Europa non è mai esistita, non ha mai avuto una leadership politica in quanto tale, una politica estera, di difesa, economica e fiscale comune. L'unica speranza che possiamo riporre nel futuro è un recupero di quel glorioso progetto originario che porta agli Stati Uniti d'Europa. Ma servono statisti e non capi partito di bassa statura politica.
Torna in questo quadro la questione su quale ruolo debbano avere i liberali nella congiuntura politica che si sta vivendo.
A conti fatti, per tornare in Italia, dal dopoguerra ad oggi, i risultati conseguiti dai "liberali" - in quanto tali - sono stati molto esigui.
I diritti dei contribuenti sono stati calpestati, il total tax rate ha raggiunto il 65,8%, siamo un paese statalista di stampo sovietico con una burocrazia imperante e conseguenti livelli di corruzione ai massimi livelli mondiali.
Le libertà economiche sono compresse, come quelle dell'informazione, la giustizia è troppo lenta e soggetta a strumentalizzazioni politiche, il PIL è nel pantano.
Non c'è una vision per il futuro. Solo provvedimenti spot o emergenziali, oppure regalie elettorali, tutta robaccia statalista ispirata a logiche di redistribuzione del reddito di bassa lega, ma mai un provvedimento realmente liberista, mai un taglio vero alla spesa pubblica e una reale diminuzione della pressione fiscale.
In questo quadro se Draghi blocca il bazooka noi, più di altri, siamo a rischio default.
Mai come in questa fase c'è fame di liberali in Europa ed in Italia, ma di liberali coraggiosi, capaci di organizzarsi e dettare l'agenda politica.
In Italia, nessuna delle forze politiche in parlamento puó rappresentare le ragioni del libero mercato, dello stato minimo, nessuno quindi puó fare ció che serve al paese. Chi ha provato a farlo, anzi chi ha promesso di farlo, come Forza Italia, ha fallito. Il resto delle forze politiche in campo sono, a tutti gli effetti un avversario per un vero progetto di riforma liberale dello stato italiano.
Serve impegno e coraggio ed una nuova forza politica da costruire, che sappia andare oltre i populismi e passare dal concetto di cittadini o di popolo a quello di contribuenti a cui va delegato il potere e l'occasione di cambiare davvero. Ma dobbiamo fare presto.
Andrea Bernaudo
*Presidente SOS partita IVA