In arrivo la "tempesta perfetta"? Anche per i mercati vincerà il No - Affaritaliani.it

Palazzi & potere

In arrivo la "tempesta perfetta"? Anche per i mercati vincerà il No

Come scrivemmo tempo fa a ridosso del referendum sarebbe potuta arrivare la" tempesta perfetta", arma finale per tentare di "convincere" gli italiani a favore del Si

 

A ben vedere il caso Italia è un capitolo tutto a sé in questo clima di generale pressione sui titoli di Stato europei. Perché in questo caso non è soltanto un affare di spread salito del 60% rispetto a inizio anno (era a quota 95). Sono saliti ai massimi anche i rendimenti dei Btp a 10 anni (prova che questa volta non c' entra da solo l' effetto rifugio sui Bund tedeschi ad allargare le distanze) arrivati a all' 1,75%, un livello che non si vedeva addirittura da un anno: era novembre 2015.
Nello stesso tempo, scrive il Messaggero, si è allargata come non si vedeva dal 2012 (46 punti base ieri) anche la forbice tra i titoli italiani e quelli spagnoli. Anche questo non è un bel segno, visto che stiamo parlando della Spagna, non poi così diversa dall' Italia, ma più rassicurante, evidentemente.
E allora che cosa ha fatto ripartire la febbre sui Btp italiani da 10 giorni a questa parte? In realtà si dice da mesi che, passato il test Brexit, la vittoria del No al referendum sulla Costituzione italiana rischia di portare lo spread ben oltre quota 150. Ebbene, per il referendum manca ancora un mese, ma il termometro si sta già surriscaldando.
Ed è salito nonostante la mano della Bce, si sa, sia capace di mettere a freno strappi bruschi modulando a dovere gli acquisti sui titoli di Stato europei.
Dunque, è come se i mercati si stessero attrezzando per digerire il prezzo dell' instabilità politica che potrebbe portare una sconfitta nella battaglia condotta da Matteo Renzi per il SI. C' è di più. L' impressione è che, come spesso accade, i mercati internazionali abbiano deciso di dare un segnale forte e inequivocabile, di far tornare lo spauracchio dello spread e farne sentire il suo peso per tempo. Da più parti, infatti, nei report delle banche d' affari e nelle sale operative, ben oltre i confini italiani, si guarda all' esito del referendum italiano come a un volano per lo spread, certo, ma anche e soprattutto come una nuova possibile mazzata per la solidità delle banche. Insomma, rivedere lo spread oltre quota 200 (e chissà fin dove) proprio mentre si apre una nuova stagione di ricapitalizzazioni per gli istituti, è qualcosa che nessuno si augura sui mercati.