Palazzi & potere
LE MIE SCUSE A MAURO MELLINI... E QUELLE CITTADINANZE ONORARIE A DI MATTEO

Quando si hanno delle ragioni, ma non si ha ragione, è giusto riconoscerlo e chiedere scusa.
Alcune settimane fa, l’avvocato Mauro Mellini, già parlamentare, già membro del Csm, campione delle battaglie per la giustizia giusta, mi contattò (sono un suo attento lettore) segnalandomi un’anomalia.
Stava per succedere a Roma, e qua e là in altre città: ad opera dei Cinquestelle, una rumorosa campagna per la concessione di cittadinanze onorarie al magistrato Di Matteo. Mi disse Mellini, in buona sostanza: “Non ti pare stravagante che un movimento politico usi in questo modo l’escamotage di un atto istituzionale che dovrebbe essere eccezionale e non ordinario?”
Confesso di aver considerato sì motivata però forse eccessiva l’ipotesi di un’interrogazione parlamentare, e di non voler dare la sensazione di “personalizzare” la vertenza.
E invece Mellini aveva ragione, e volentieri gliene do pubblicamente atto. Nulla di personale verso il dottor Di Matteo, anzi: però due più due fa quattro. Da un lato, la campagna pentastellata per le onorificenze (con relative conferenze, convegni, conferimenti, ecc), e dall’altro le interviste in cui il dottor Di Matteo, senza neanche tante perifrasi e circonlocuzioni, si dichiara disponibile come ministro in pectore di un governo Cinquestelle.
Per carità. Tutto legittimo. E non va praticata la cultura del sospetto neanche verso i sostenitori di quella scuola di pensiero. Però la terzietà della magistratura è un valore. Se dovessimo assistere a un semestre di convegni e manifestazioni politiche con il coinvolgimento di un magistrato (chiunque egli sia) in eventi di un movimento politico (qualunque esso sia), cosa dovremmo pensare?
Daniele Capezzone
Deputato Direzione Italia