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Palazzi & potere
LEGA CALCIO E DIRITTI TV: NO ALL'EGUALITARISMO D’ACCATTO

NON SE NE ESCE CON L’EGUALITARISMO D’ACCATTO O CON LOGICHE PUNITIVE VERSO LE SQUADRE PIU’ FORTI (CHE SEMMAI ANDREBBERO PREMIATE E INCORAGGIATE).

 

MA –A LIVELLO TELEVISIVO– CON PIU’ CONCORRENZA (COMPETIZIONE VERA, ESCLUSIVE RISPETTATE, ECC), E  – A LIVELLO SPORTIVO –  CON UNA LOGICA NON DILETTANTISTICA

 

IL TEMA NON E’ LITIGARE SULLA DIVISIONE DELLA TORTA, MA LAVORARE PER UN ALLARGAMENTO DELLA TORTA, CHE VA VENDUTA MEGLIO ALL’ESTERO (COSA SU CUI GLI INGLESI - E NON SOLO LORO - CI HANNO STRACCIATO…)

 

 

 

Il recente flop dell’asta sui diritti televisivi ha innescato un inevitabile dibattito sportivo, mediatico e anche politico. E, com’era prevedibile, da molte parti si è accuratamente evitato l’essenziale, preferendo concentrarsi su letture improntate all’egualitarismo d’accatto o a logiche punitive verso le squadre di calcio più forti.

 

Come se la colpa fosse della Juventus, o della Roma, o del Napoli, o di Milan e Inter, che “sacrificherebbero” i diritti delle società meno forti. So bene che questi argomenti sono in campo, ma credo sia venuto il momento - andando controcorrente - di proporre una visione meno facile e più coraggiosa.

 

Primo. Le squadre più forti non vanno punite, semmai vanno premiate. Soltanto la crescita di prodotti calcistici d’eccellenza internazionale (oggi non c’è altro, Juventus a parte) può facilitare la vendita all’estero dei diritti televisivi italiani. Dubito infatti che in Cina o nel resto dell’Asia o in Africa ci sia la corsa ad abbonarsi per vedere – con rispetto parlando – una squadra di mezza classifica del nostro campionato.

 

Secondo. Anziché litigare sulla divisione della torta, occorre lavorare per allargarla, vendendo meglio il prodotto, specie all’estero. E l’unica via è uscire dalla dimensione provincial-parrocchiale in cui troppo spesso il tema è stato gestito.

 

Terzo. Sul piano italiano e strettamente televisivo, se ne esce solo con più concorrenza e competizione reale ed effettiva, non finta. Esclusive vere (non le stesse partite su due-tre canali contemporaneamente), partite giocate nei giorni e nelle ore in cui possa esservi il maggior pubblico televisivo (anche qui: modello inglese, Boxing Day, eccetera), stadi accoglienti (uno stadio stracolmo è parte essenziale dello spettacolo anche televisivo).

 

E questo vale per i diritti televisivi tanto quanto per la vita delle federazioni sportive dentro il Coni: non serve a molto, nel 2017, un approccio anti-mercato che metta il calcio sullo stesso piano di discipline nobili ma molto minoritarie, e (dentro la sfera calcistica) che ponga le società calcistiche maggiori sullo stesso piano di squadre piccole e piccolissime. La crescita dei più forti aiuta anche chi è più piccolo; invece, fermare i più grandi non aiuterà nessuno a crescere…

 

 

Daniele Capezzone 

Deputato Direzione Italia

d.capezzone@gmail.com

@capezzone

 

Tags:
lega calciodiritti tv calcio





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