Palazzi & potere
Menospesamenotasse - Banche e terremoti

Per un anno e mezzo, chi scrive (in ogni sede, e dinanzi ai massimi interlocutori istituzionali) ha posto domande sulla solidità del sistema bancario italiano. Risposta: il sistema è solidissimo.
Alla vigilia del passaggio al bail-in, pur da avversario del bail-out e dei vecchi salvataggi di Stato, avevo suggerito un’adeguata preparazione, la predisposizione di un percorso. E per altro verso (mi sembrava il minimo sindacale!), una grande campagna radiotelevisiva di informazione a beneficio di cittadini e risparmiatori per invitarli a differenziare gli investimenti, a non mettere tutte le uova in un solo paniere. Ci si disse che non si faceva in tempo.
Alla vigilia della crisi delle prime quattro banche, con tante voci proponemmo un intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi: denaro privato (non pubblico) per una iniezione di capitale a favore delle banche sofferenti. Ci si disse che l’Europa era contraria.
Poi, dinanzi al mostro Atlante, alcuni di noi si permisero di eccepire che non solo era giuridicamente ambiguo, ma anche insufficiente nella sua dotazione. Personalmente, dissi che era un “cerotto”. Ci si rispose che avrebbe retto al peso degli eventi (d’altronde, con quel nome…).
Siamo ora all’apparir del vero, come direbbe il poeta. La palla di neve sta diventando una valanga. Monte dei Paschi di Siena è alle corde, con un valore quaranta volte più piccolo dei suoi non-performing loans.
La casa brucia, e dopo la stanza Mps c’è da temere per altre stanze altrettanto se non più nobili (Unicredit?). Per non dire di realtà più piccole: Carige ha perso in un anno l’80% del suo valore, Bper oltre il 60%, e così via…
Lasciamo da parte il cabaret, e cioè, dinanzi a questo sfascio, un Governo e una politica ufficiale che parlano d’altro (di Italicum, di referendum istituzionale, di geometrie di palazzo, della grande famiglia Alfano…).
Ma la domanda resta: chi e come mette una quarantina di miliardi, ciò che servirebbe per una generale ricapitalizzazione delle situazioni più fragili? E se anche quei quattrini ci fossero, con questa china, i mercati si fiderebbero, si placherebbero, o li brucerebbero? E davvero c’è invece chi pensa, in qualche palazzo romano, che sia possibile cavarsela con 2-3-4 miliardi, cioè con un altro “cerottino”?
Finiremo davanti a una porta con scritto E.S.M.? Forse è il caso di pensarci, o di valutare di bussare. Prima che altri aprano quella porta dall’interno, proponendo condizioni ancora più umilianti.
E non si dimentichi che la crisi è naturaliter sistemica. Non solo per il valore dei non performing loans. Non solo per il terrore di investitori e risparmiatori (parentesi: qualcuno dica a Renzi che più fa dichiarazioni per “rassicurare”, più fa crescere la paura). Ma perché le maggiori banche italiane sono depositarie di un impressionante portafoglio di titoli del debito pubblico italiano. Do you remember?
Daniele Capezzone
Deputato Conservatori e Riformisti
d.capezzone@gmail.com
@capezzone