Palazzi & potere
Politica? Se c'è vuoto di potere arriva la magistratura
Se la politica crea un vuoto il potere giudiziario lo occupa
Tra frammentazioni, debolezze e vuoti decisionali il potere mediatico-giudiziario cannibalizza esecutivo e legislativo, nel 1992 ci siano già passati, non ricaschiamoci.
L'inadeguatezza di una classe dirigente incapace di confrontarsi con grandi cambiamenti socio-economici e di far fronte in modo concreto e tempestivo alle pressanti richieste dei cittadini porta, inevitabilmente e storicamente, ad una débâcle del potere politico, creando così un vuoto esecutivo e legislativo che viene riempito dal potere giudiziario, assurto, a volte anche mediaticamente, a forma decisionale parallela e complementare.
La critica però non deve essere solamente rivolta al potere giudiziario, che si trova nella favorevole condizione di dover sopperire una mancanza, ma anche, e soprattutto, ai responsabili di quel vuoto a monte, responsabili conniventi della crisi delle moderne democrazie, della decadenza del partitismo e, indirettamente, dell'affermazione di forze politiche incapaci di guardare oltre il risultato immediato, quei tanto nominati "populismi" di cui sono essi stessi inconsapevoli creatori e a cui offrono tuttora materia per un'ulteriore crescita.
In un contesto come quello attuale, tra tempi decisionali eccessivi, frammentazioni, inconsistenza partitica e un generale disinteresse, che sconfina nell'astio, verso la politica in toto il sistema giudiziario viene spesso percepito come unica istituzione stabile e capace di decisioni immediate, decisioni anche prese, bisogna dirlo, sotto forti pressioni mediatiche; insomma, se da una parte vi è insicurezza dall'altra la certezza è a volte forzata da un bombardamento mediatico che travalica il giornalismo e spesso sconfina in quel gossip ad ogni costo che ha fatto dello scandalo, vero o presunto, l'agone del dibattito politico, schiacciando diritti costituzionali come la presunzione d'innocenza e dando vita a battaglie combattute a colpi di una morale esasperante e stucchevole ( e qui sarebbe troppo facile citare il monito " a fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro; che ti epura" di Nenni).
Questo però è tutto fuorché una novità, è un già visto che si ripete e che affonda le sue radici nelle inchieste di Mani Pulite, in quegli anni '90 in cui la differenza sostanziale tra indagato e condannato è stata rimossa e i processi, prima ancora che nelle aule dei tribunali, andavano affrontati sulle pagine dei giornali o nei tg della sera, tra una fuga di notizie e l'altra.
Cosa resta in tutto ciò del processo democratico e della separazione dei poteri?
Poco più di un flatus vocis, un potere legislativo che viene esercitato a colpi di sentenze e un esecutivo che deve fare i conti con un grosso deficit di credibilità e autorevolezza, troppo racchiuso su sé stesso e sui rituali degli zero virgola, in ultima, prima ancora di scagliarci contro la politicizzazione della magistratura dovremmo interrogarci sulle responsabilità della politica e sul percorso che l'ha portata ad essere, come direbbe Castellani, un potere vuoto.
Giacomo Tamborini