Palazzi & potere
Prima possibile le elezioni in Italia. No a demonizzare Trump. Su Gentiloni...

Ad Affaritaliani parla Danilo Toninelli esponente di punta dei Cinquestelle
Che anno sarà per la politica italiana? Elezioni si o no?
Noi speriamo di sì, che si vada ad elezioni, e per farlo abbiamo anche già predisposto lo strumento adatto: una proposta di legge per adattare la legge che verrà fuori dal prossimo giudizio della Corte costituzionale all'elezione del Senato. Questo è il solo modo certo per andare a elezioni il prima possibile: tutte le altre proposte sarebbero infatti per favorire alcuni a danno di altri, come è già accaduto con il Porcellum e con l'attuale Italicum, quindi non avrebbero i consenso politico necessario e si tradurrebbero in scuse per portare avanti la legislatura e dare al Governo Renzi fotocopia la possibilità di nominarsi tutti i vertici delle aziende pubbliche e di far arrivare i parlamentari alla pensione d'oro.
Se come abbiamo ragione di temere le elezioni non dovessero svolgersi, sarà l'ennesimo anno in cui la politica rimarrà sorda alla voce dei cittadini, perdendosi in dibattiti di nessun interesse e non fornendo le soluzioni che il Paese chiede, salvo poi domandarsi le ragioni della rabbia sociale o della sfiducia verso le istituzioni e inventare le spiegazioni più improbabili per spiegarle.
Noi comunque ci batteremo in tutti i modi per evitarlo e fare in modo che per una volta quella voce, espressa chiaramente lo scorso 4 dicembre, sia ascoltata.
In America arriva Trump; cambierà veramente qualcosa?
È tutto da vedere. Da un lato alcune dichiarazioni di politica economica come quella di contrastare le aziende che delocalizzano tassandone le vendite oppure l'annunciato stop al TTIP sono molto interessanti e se realmente applicate potrebbero cambiare realmente il modello che favorisce capitali e merci a danno dei lavoratori e delle imprese nazionali; d'altra parte alcune nomine in posti chiave della sua amministrazione di rappresentanti di grandi interessi economici che già hanno avuto un ruolo nel determinare la situazione di sofferenza dei cittadini americani che ha concorso alla elezione di Trump lasciano supporre che potremmo non assistere ad alcuna particolare rivoluzione. In ogni caso, dato che il Presidente americano eletto non ha nemmeno avviato il suo mandato, eviterei di demonizzare preventivamente il voto americano solo perché non è andato come volevano tutta la stampa e il sistema mediatico.
L’Europa appare sempre più ad un bivio; cambiare o morire. È proprio così? E come dovrebbe cambiare?
Se per Europa si intende l'Unione europea, trovo curioso che si continui ogni anno a parlare di "bivio". L'Unione europea ha già subito un incidente mortale nel 2011, quando la crisi finanziaria, che era una crisi americana dei debiti privati, si è trasformata in crisi dei debiti pubblici europei scatenando la speculazione internazionale e la crisi dell'euro. Quello è stato il momento del bivio: l'Unione avrebbe potuto decidere di fare un passo avanti oppure di morire nella follia dell'austerità, che tutti sapevano avrebbe aggravato la recessione in una spirale senza fine. È stata fatta la scelta sbagliata.
Quello che è seguito dipende in massima parte da quella decisione, mai realmente cambiata. La Germania della Merkel ha scelto di tutelare i suoi interessi e di trarre da una crisi esterna all'Europa il massimo del vantaggio. I Governi che allora hanno miopemente condiviso la scelta, che sono quasi tutti quelli che governano ancora oggi, non hanno alcuna intenzione di ammettere l'errore e invertire la rotta. Naturalmente si sentono tante dichiarazioni da parte dei politici che governano l'Unione, quasi sempre tutte uguali, specie dopo un voto dei cittadini, come è avvenuto dopo il referendum in Grecia dell'estate del 2015 o dopo quello britannico dell'anno appena trascorso. Dopo le parole, tuttavia, i fatti vanno sistematicamente nella direzione opposta: si pensi alla recente scelta dell'Eurogruppo di non accettare la rimodulazione del debito greco per consentire un aiuto ai pensionati più poveri, oppure alle surreali polemiche sui veti sui decimali di PIL da scorporare dai calcoli del deficit italiano per aiutare i nostri terremotati. Dietro le roboanti dichiarazioni fatte spesso in sedi prestigiose, come quelle del trio delle catastrofi Merkel-Hollande-Renzi nella cornice di Ventotene, questi sono i fatti.
L'unico modo che l'Europa ha di cambiare è quello di cambiare le scelte politiche che l'hanno condotta dove è oggi e questo sarà possibile soltanto cambiando le forze politiche che hanno compiuto quelle scelte e che, al di là delle parole, stanno continuando a perseguirle.