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Palazzi & potere

Il futuro di Giuseppe Conte? Si giocherà dopo le nomine delle aziende di Stato di primavera ma soprattutto dopo le regionali dei prossimi mesi, spiegano ambienti di Palazzo Chigi. Se il centrosinistra non pescherà il "jolly" come accaduto in Emilia Romagna, scrive l'informatissimo Dagospia, per Conte e Zingaretti (con un Salvini di nuovo vincente) sarà di fatto impossibile andare avanti soprattutto se la crisi economica dovesse aggravarsi.

A quel punto tutte le opzioni sarebbero aperte: dal governo di scopo a quello di unità nazionale per fronteggiare le emergenze del paese a cominciare da quelle economiche, alle elezioni anticipate. Ed è proprio questo quello che Conte sta tentando di scongiurare con i buoni uffici del fidatissimo Franceschini (a proposito: Su-Dario sogna di sostituire l'attuale Ad della Rai Salini con il Dg Matassino, già lettiano nel senso di Enrico e stimatissimo dall'attuale Ministro della Cultura ma il ministro Gualtieri, da cui dipende la Rai, ha in testa un altro interno Rai) e l'aiuto dell'eterno Gianni Letta a cui si è aggiunto anche il peso politico ed il carisma di un personaggio del calibro di Goffredo Bettini, eminenza grigia di Zingaretti.

I continui ultimatum di Matteo Renzi sulla prescrizione, i voti con l'opposizione in Parlamento, le alleanze con Calenda e la Bonino anziché con il centrosinistra in vista delle regionali spingono inevitabilmente Conte a cercare nuovi "responsabili", senatori pronti a prendere il posto di Italia Viva, e tenere insieme i pezzi di una maggioranza sempre più in frantumi. Una vera e propria campagna acquisti che però l'ex senatore semplice di Rignano vede come il fumo negli occhi: ha capito benissimo che stavolta la parola d'ordine è rottamare il rottamatore.

Nel frattempo, per legare le mani all'alleato recalcitrante, Conte non esclude affatto di chiedere un voto sull'agenda 2023, ovvero la verifica di governo in corso. Un modo, continua Dagospia, per vincolare tutte le forze di maggioranza. Ma i renziani hanno già fatto sapere per le vie brevi che a questo punto intendono alzare il prezzo: "Adesso viene il bello" spiegano. L'idea è di rinegoziare su tutto: autostrade, infrastrutture, fisco, famiglia e, ultimo ma non ultimo, anche sulla grande partita delle nomine di Stato.

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