Palazzi & potere
Renzi, il referendum e le sedie vuote
Sedie vuote e zero applausi spiegano più di mille sondaggi
Una scena del genere non si era mai vista nell' era Renzi: alle dieci della sera, sul palcoscenico del teatrino di Santa Cecilia alla Kalsa, il presidente del Consiglio sta parlando di referendum e fa di tutto per abbattere il muro di scetticismo dei cinquecento dirigenti e simpatizzanti palermitani del Pd venuti ad ascoltarlo: urla, gesticola, stimola la platea con battute di grana grossa: «Levate dallo schermo quella immagine di Berlusconi, Fini, D' Alema, Monti, Pomicino: magari qualcuno non ha mangiato!» In platea due signori sorridono, ma applausi zero. Renzi, scrive la Stampa, insiste sulla riduzione dei costi della politica e dei parlamentari: silenzio. Ad un certo punto dice: «Conoscerete tutti almeno un anti-renziano spinto? Gli va detto: guarda quello lì ti sta antipatico, ma occhio perché se voti no, l' occasione per cambiare veramente non torna più!. Niente da fare: dalla platea non si alza un battimani, neppure con le battute più ammiccanti. E alla fine Renzi, proprio lui, dice testualmente: «Chi vota no, si tiene tutto quello che c' è.
Prima di presentare il logo per il G7 di Taormina, il capo del governo aveva partecipato all' inaugurazione dell' anno accademico dell' Università di Palermo al Teatro Massimo. Solennità, Magnifici Rettori da tutto il Sud, ermellini, pochissimi studenti ma anche sessanta poltrone vuote in una platea di 420 posti.