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Palazzi & potere
Trump alla Casa Bianca, parla Massimo Martinelli vicedirettore del Messaggero

Trump cambierà davvero la politica americana? O alla fine sarà come tutti gli altri?

Per avere un'idea di quanto e come Trump cambierà l'America, occorre capire cosa resterà nelle prossime settimane del Trump  che ha condotto la rumorosa campagna elettorale che lo ha portato alla vittoria. Credo che sarà sufficiente attendere le nomine del staff per comprendere se avremo un presidente misurato nei modi e nelle parole, oppure un capo di stato con slanci da tycoon. Nel primo caso potrebbe anche realizzare riforme soddisfacenti senza radere al suolo tutto quello che Barack Obama ha costruito in otto anni.  Nel secondo caso, ogni previsione rischia di essere fallace.
Non sarei comunque pessimista a priori. Anche quando Obama e Reagan andarono alla Casa Bianca i media internazionali erano pieni di commenti allarmati sul "primo presidente nero"  e sull'"ex attore che diventa capo di Stato". Invece entrambi hanno  lasciato il segno nella storia degli Stati Uniti.

Quali ripercussioni potrebbero esserci per l'Italia anche in vista del referendum?

Direi pochissime. La politica italiana è appesa solo al risultato del 4 dicembre e ovviamente a quello delle politiche che - molto probabilmente - ci saranno nella prossima primavera sia in caso di vittoria del SI che di vittoria del NO.
 

E per l'Europa a tuo avviso ci saranno novità, nuovi approcci e cambiamenti di politica internazionale?

Credo che la prima conseguenza sugli assetti europei sia una certa rinnovata propensione alla stabilità tra i paesi membri. Come se molti capi di stato europei abbiano avuto la percezione che per avere rapporti solidi con il nuovo inquilino della Casa Bianca sia più opportuno presentarsi compatti. Ovviamente ci sono alcune variabili: la prima riguarda la permanenza del Regno Unito nella Ue; la seconda dipende dal ruolo che la Germania vorrà giocare in Europa, anche alla luce dell'incontro di  questi giorni tra la Merkel e Obama.

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